Reggio, il caro energia si abbatte anche sul terzo settore. Bollette salatissime alla Piccola Opera VIDEO
La crisi energetica non risparmia nessuno. Famiglie ed imprese rischiano di non riuscire più a far fronte da qui in avanti ai costi esorbitanti scaturiti da bollette impazzite. Luce e gas hanno già subito aumenti insostenibili e il caro prezzi si abbatte in ogni settore, anche in quello delle politiche sociali. Nei giorni scorsi vi abbiamo fatto sentire la voce delle imprese a Reggio Calabria, con il racconto di Salvatore Presentino (presidente dei giovani di Confindustria) e Santo Forti (amministratore unico di una delle storiche realtà imprenditoriali dell'area dello Stretto). Ora è la volta di una realtà strategica nell'area metropolitana operante nel terzo settore. Stiamo parlando della Associazione Piccola Opera Papa Giovanni Onlus. Fondata nel 1968 da don Italo Calabrò (storica figura della chiesa italiana, calabrese e reggina), la realtà associativa presieduta oggi da Piero Siclari sta affrontando un periodo certamente non semplice per via dei mancati ristori Covid e ora per l'arrivo di bollette che hanno raggiunto cifre da capogiro. Il raffronto complessivo è impietoso: nel 2021 il costo dell'energia elettrica fu di 190mila euro. Nel 2022, dato fino al mese di agosto, si è già arrivati a quota 312.743mila euro. Numeri che mettono in allarme la portata dei servizi ai vari livelli della struttura: i servizi di riabilitazione estensiva, i servizi domiciliari, i servizi socio-assistenziali, residenziali e diurni.
Siclari: "Incrementi spropositati. Servizi a rischio"
"Negli ultimi mesi abbiamo riscontrato un incremento spropositato dei costi dell'energia elettrica e del gas. Dobbiamo rivedere i bilanci di previsione e capire se riusciamo per il 2023 a mantenere i servizi che forniamo. Abbiamo chiesto alla Regione Calabria di venirci incontro e siamo in attesa che il presidente Occhiuto si decida ad incontrarci anche perchè abbiamo altre questioni da affrontare. La pandemia ci ha messo in difficoltà e il sistema è a rischio perchè sono tutti i costi di gestione aumentati enormemente. Stiamo cercando di verificare concretamente l'incidenza sia dell'inflazione, sia il costo di luce e gas. Se le cose continuano così c'è il serio rischio dell'impossibilità di mantenere in vita questi servizi che sono essenziali. Dobbiamo tenere conto che nel campo del terzo settore, delle fragilità, lo Stato e le Regioni hanno delegato tutto ai privati. Quindi se noi chiudiamo significa che i calabresi non hanno più dove rivolgersi. Abbiamo circa mille persone nelle varie tipologie di servizi e oltre 200 collaboratori professionisti che portano avanti questa realtà. Abbiamo anche donne vittime di violenza, di tratte, vittime di Aids, persone con disabilità, anziani. Il mio timore più grande è quello che non si riesce a far quadrare i conti. Siamo una Onlus e i conti devono pareggiare, non abbiamo altre entrate. Prego il presidente Occhiuto di tenere conto delle varie richieste che abbiamo fatto come associazione datoriale. Abbiamo tante questioni da affrontare".