«Faccio seguito alle note trasmesse nei giorni scorsi con le quali ho rappresentato la grave situazione venutasi a creare a seguito dell’ingresso nel territorio comunale di persone dirette in Sicilia alle quali, fino al momento, non è stato consentito il traghettamento sull'altra sponda dell’Italia. Queste persone, loro malgrado, stanno tentando di tornare alle loro rispettive residenze, reduci da attività lavorative, svolte talvolta all’estero, e ciò gli viene impedito. I flussi di persone non avvengono solamente attraverso le autovetture bensì anche per via ferroviaria».
Inizia così la lettera inviata dal sindaco facente funzioni di Villa San Giovanni, Maria Grazia Richichi, alla Prefettura, alla Regione e a tutte le autorità competenti, per chiedere che Villa San Giovanni venga blindata e dichiarata zona rossa.
«A Villa - scrive ancora il sindaco - l’attenzione è stata massima. Vi è stata sin da subito un’interlocuzione con il Prefetto, che ringrazio, subito dopo il provvedimento annunciato dal Presidente del Consiglio Conte nella giornata di sabato. Nel mezzo i provvedimenti dei presidenti della Regione Calabria e della Regione Sicilia i quali se da un lato blindano l’ingresso nelle rispettive regioni dall’altra hanno fatto sì che la città di Villa si trovasse in un caos di autoveicoli da gestire. Un’emergenza nell’emergenza sanitaria che ha visto mezzi costretti a sostare per ore dentro il piazzale Anas. Personalmente ci tengo a ringraziare tutte le forze dell’ordine che in tutte queste ore si sono prodigate per evitare disordini malgrado il clima teso che si è inevitabilmente creato. Con la Croce Rossa Vallata del Gallico e le associazioni locali abbiamo sin da subito dato assistenza a donne bambini e anziani. Ieri sin dalle prime ore del mattino mi sono interfacciata con le forze politiche tutte e con la presidente della Regione Calabria che si è prodigata a interloquire con la protezione civile regionale e il ministro degli interni Lamorgese che ha consentito il traghettamento delle prime 110 persone dando priorità ai nuclei familiari con minori. Non è stato facile, come amministrazione siamo stati vicini alle forze dell’ordine, in attesa che tutto venisse sbloccato dagli organismi preposti. Per salvaguardare e proteggere la nostra città ho appena scritto una lettera alla Presidente Santelli al fine di decretare Villa «zona rossa». I tanti sacrifici fatti dai cittadini villesi, rimasti scrupolosamente chiusi in casa per cercare di evitare contagi, non possono essere vanificati. Questa posizione estrema è necessaria per proteggere la salute di tutti».
"Reggio Calabria non è un lazzaretto ed io non sono padre Cristoforo nei Promessi Sposi! No al trasferimento in hotel della nostra città delle persone bloccate a Villa San Giovanni. Ci opporremo con fermezza a questa ipotesi, anche fisicamente se necessario". Così il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, in un post su Facebook, in riferimento alle persone rimaste a Villa San Giovanni senza potersi imbarcare sui traghetti per la Sicilia. Il primo cittadino della città calabrese aveva già reso noto di aver "appreso informalmente da un imprenditore reggino che la Regione Calabria e la Regione Sicilia starebbero pensando di trasferire in un hotel di Reggio Calabria alcune delle persone bloccate al porto di Villa San Giovanni". "Sarebbe una soluzione assurda - ha scritto poi Falcomatà nel post -, che crea potenziali assembramenti e molteplici occasioni di contagio, mettendo a rischio la salute di migliaia di reggini che da quasi un mese, con enormi sforzi e sacrifici, stanno riuscendo a limitare la diffusione del virus, con comportamenti responsabili e rispettosi delle regole".
"Dobbiamo evitare questa ipotesi, mi appello al Presidente Sergio Mattarella al quale ho scritto ufficialmente. Quelle persone, tutte di origine siciliana, non dovevano partire, dovevano essere controllate prima. Chi non lo ha fatto - ha aggiunto Falcomatà - se ne assuma le responsabilità perchè a pagare il prezzo non saranno i reggini. Ora vanno scortate a casa loro, in Sicilia, perchè è lì che vogliono andare e poste in quarantena vigilata. E' l’unica soluzione corretta - ha concluso -, rispettosa delle leggi e della dignità umana, di buon senso e in grado di tutelare la salute di tutti".
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