Terzo giorno di sciopero della fame, a Riace, di alcuni amministratori ed ex amministratori che, nella piazza principale del paese, manifestano, mettendo a rischio la propria salute anche per le elevate temperature, per chiedere il rispetto dei diritti dei rifugiati ai quali, da quasi un anno, non vengono assegnate le risorse previste dai progetti di accoglienza. Assieme al sindaco del comune della locride Mimmo Lucano aderiscono alla protesta il primo cittadino di Acquaformosa (Cosenza) Giovanni Manoccio, l'ex sindaco di Caulonia Ilario Ammendolia, il responsabile calabrese della Rete dei comuni solidali (Recosol) Giovanni Maiolo e l'ex sindaco di Rosarno Giuseppe Lavorato. "Malgrado la nostra protesta vada avanti da alcuni giorni - afferma Ammendolia - dalla Protezione civile non è giunta alcuna notizia. L'unica risposta che abbiamo ricevuto ha un profilo troppo burocratico e non coglie la drammaticità di una situazione che rischia, ormai, di diventare ingestibile". A Riace e negli altri centri dove sono ospitate famiglie di rifugiati (circa 300 persone in tutta la Calabria) le difficoltà sono notevoli. Ci sono alcune famiglie rimaste senza corrente elettrica, con il cibo che comincia a scarseggiare e gli esercenti non più in grado di soddisfare le richieste. "Non si capisce - prosegue Ammendolia - perché in altre realtà del Paese dove le rette sono il doppio delle nostre tutto questo non succede". A sostegno della protesta dei comuni della Locride si schiera anche l'Associazione per la Pace di Milano che ha aperto una raccolta di fondi "tra tutte le persone che hanno a cuore il futuro dell'accoglienza 'modello' Riace e Caulonia". (ANSA).
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