“Non volevo uccidere, ho reagito solo per proteggermi perché sono stato aggredito”. Si è difeso in questi termini Pasquale Perre, il 41enne pastore di Platì, che domenica scorsa ha ucciso con una pugnalata al cuore il cognato Antonio Garreffa, di 32 anni e ferito il Giuseppe Garreffa, 68 anni, rimasto anche lui ferito al volto da un sasso nel corso della colluttazione.
Perre, davanti al Gip di Locri, Sergio Malgeri, assistito dai propri legali di fiducia, avvocati Giuseppe Pipicella e Giuseppe Mammoliti, ha fornito la propria versione dei fatti, su quanto accaduto quella tragica notte. Il 41enne avrebbe dichiarato di aver litigato con la moglie, rientrata all’incirca all’una di notte, colpendola al viso con uno schiaffo. A quel punto la donna sarebbe scesa a casa dei genitori, che abitano nello stesso stabile in una zona periferica di Platì, per sfuggire all’ira del coniuge, rimasto invece dentro casa.A quel punto, però, il suocero ed il cognato, insieme ad un terzo congiunto, sarebbe saliti sopra entrando nell’appartamento, dove sarebbe iniziata una zuffa. In quei frangenti Pasquale Perre, d’istinto, avrebbe afferrato un coltello da cucina e avrebbe sferrato un colpo in direzione della prima persona che si trovava di fronte a lui.
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