Un incontro chiarificatore dopo una lite tra giovani per motivi banali, forse per una ragazza, si trasforma in una strage e sull'asfalto restano i corpi senza vita di un padre e dei suoi due figli. E' accaduto la scorsa notte in contrada Spina, frazione di Rizziconi, comune di 8.000 abitanti nella piana di Gioia Tauro. A rimanere uccisi, raggiunti da almeno una decina di colpi di pistola calibro 9, sono stati Remo Borgese, di 48 anni, ed i figli Antonio e Francesco, di 27 e 21, proprietari di una carrozzeria con servizio di soccorso stradale e di un'agenzia assicurativa. Remo era anche custode giudiziario per le auto sequestrate. Nell'agguato è rimasto anche ferito un nipote di Remo Borgese, Antonino, colpito ad una spalla e ricoverato nell'ospedale di Polistena sotto protezione della polizia. Le sue condizioni non sono gravi Gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Gioia Tauro hanno già un sospettato che si é reso irreperibile ed adesso stanno cercando le prove che confermino la loro tesi. Tutto ha origine ieri sera in una piazzetta lungo la strada provinciale che collega le varie frazioni di Rizziconi. Uno spazio realizzato a fianco della strada ed utilizzato nelle scorse settimane per una serie di serate in occasione della festa di San Rocco. Per l'occasione era stata allestita anche una baracca adibita a bar, che ieri era chiusa. Nonostante questo, il posto è l'abituale luogo di ritrovo dei giovani della zona. Ieri sera, secondo una prima ricostruzione della polizia, Francesco litiga con un altro giovane. Il ragazzo informa il padre dell'accaduto che, insieme al figlio maggiore, sposato da pochi mesi, ed al nipote, dopo mezzanotte si reca nella piazzetta per un incontro chiarificatore con l'altro giovane. Quest'ultimo, però, forse accompagnato da un amico, si presenta all'appuntamento armato di una pistola calibro 9. E la usa contro i quattro Borgese. Francesco viene centrato da un colpo al torace e muore all'istante, così come il fratello, raggiunto da almeno due o tre colpi. Il cugino, Antonino, resta ferito ad una spalla mentre Remo viene raggiunto alle spalle, forse in un disperato tentativo di fuga. Di sicuro restano sull'asfalto, per una cinquantina di metri, tracce di sangue. Nessuno assiste alla strage. Sul posto accorrono i familiari che abitano a poche decine di metri, in una palazzina a due piani, il secondo dei quali in fase di ultimazione e con ancora i mattoni a vista. Remo e Antonino vengono caricati su due auto e portati nell'ospedale di Polistena, ma per Remo non c'é niente da fare. Muore durante il tragitto. Quando gli investigatori giungono sul posto trovano i corpi dei due fratelli ed i loro familiari, che iniziano subito a sentire per avere indicazioni utili alle indagini. Anche Antonino viene sentito in ospedale, ma non è in grado di indicare il nome dell'autore del triplice omicidio. Le indagini portano subito ad escludere l'ipotesi della 'ndrangheta. Le vittime sono incensurate e fanno parte di una famiglia onesta, senza alcun rapporto con ambienti criminali. Dagli accertamenti della polizia emerge la presenza sul posto di un'auto grigia e, cosa più importante, gli investigatori, attraverso le indagini, risalgono al nome di un giovane della zona che non viene trovato nonostante le ricerche. Ed è su di lui che sono concentrate adesso le attenzioni. Nessun provvedimento restrittivo è stato ancora emesso dalla Procura della Repubblica di Palmi, che coordina le indagini, ma la sensazione che il caso possa essere chiuso a breve è concreta. (ANSA)
Caricamento commenti
Commenta la notizia