Moio ha risposto alle domande del pm sull'organigramma delle cosche del quartiere Archi di Reggio, i De Stefano, i Condello e i Tegano, ma è stato fermato dal magistrato quando stava per fare nomi, non solo di politici, ma anche di rappresentanti del mondo delle professioni e di altre istituzioni. Parlando del sistema delle estorsioni in città, il collaboratore di giustizia ha detto che "Paolo Schinizzi faceva tante cose a modo suo, nel senso che molti soldi pur dividendoli con i Condello ed i De Stefano non li consegnava a Giovanni Tegano. Non divideva bene, e questo l'ho saputo dopo la sua scomparsa. Insomma con gli altri era corretto ma a Giovanni Tegano non dava sempre". Moio ha poi confermato la posizione di vertice nella 'ndrangheta reggina di Giuseppe e Carmine De Stefano, ''che pur essendo giovanissimi, durante la guerra di mafia contro gli Imerti-Condello, hanno consumato alcuni omicidi come quello di Marcianò a Pizzo Calabro e di tre giovanissimi ragazzi ad Archi. Con i Tegano i dissidi erano scoppiati sul fatto che i De Stefano non ricevevano alcuna quota dalle spartizioni delle tangenti. Mi ricordo che per la costruzione della nuova caserma della Guardia costiera al porto di Reggio Calabria da parte di una impresa di Lamezia Terme i soldi andarono a Giovanni Tegano e Pasquale Condello". Moio ha poi spiegato le ragioni per le quali scoppiarono i primi dissidi tra Pasquale Condello, conosciuto come "il supremo", e Paolo De Stefano, di cui era il braccio destro: "Si diceva che Paolo De Stefano era uno che voleva mangiare da solo e di questo ho avuto conferma dai miei zii Tegano". Il processo riprenderà il prossimo 19 ottobre. (ANSA)
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