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Quei "battesimi"
in casa Mazzaferro

Gioiosa Ionica

Le piogge incessanti, cadute all’inizio di febbraio del 2009, hanno provocato il ritrovamento della telecamera posta dalla polizia nei pressi di un’abitazione di campagna riconducibile a Rocco Mazzaferro, dove si sarebbero svolte riunioni di sodali dell’omonima consorteria e persino battesimi di ‘ndrangheta per l’ingresso di nuovi accoliti, accolti nell’onorata società da un “circolo formato” di almeno cinquanta persone. È quanto ha riferito il sovrintendente Paolo Puzo nel processo in ordinario dell’inchiesta contro presunti appartenenti al clan Mazzaferro di Marina di Gioiosa, che rispondono a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, tra cui l’ex sindaco Rocco Femia, anche ieri presente in aula.
Il poliziotto, rispondendo alle domande del pm Paolo Sirleo, ha raccontato come nel corso delle indagini gli agenti del commissariato di Siderno, nel novembre del 2008, fossero giunti in contrada San Pietro, dove hanno potuto osservare da lontano come, nella casa della madre del presunto boss Rocco Mazzaferro (cl. 64), già condannato in abbreviato a 16, si erano riuniti una cinquantina di persone, che dopo aver formato un circolo hanno fatto entrare all’interno una o due persone, di giovane età, alle quali probabilmente venivano assegnate le prime doti della ‘ndrangheta.

 

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