Riappare lo spettro della fame. Dopo più di mezzo secolo di agiatezza s'impone di nuovo l'emergenza alimentare. Le mense della Caritas tornano a riaffollarsi di gente che non riesce a tirare avanti, di persone oneste che non riescono a mettere tutti i giorni a tavola un pasto caldo. «Una volta – spiega una delle operatrici con più esperienza la – gente si rivolgeva a noi nella speranza di trovare un posto di lavoro, adesso invece sono sempre più numerosi i casi di persone che bussano alle nostre porte per chiedere un sostegno alimentare». E le richieste arrivano da diversi contesti del tessuto sociale. Oltre agli immigrati sempre più spesso sono i cittadini reggini a non sapere più dove altro andare a bussare se non alla Caritas. Il maggior numero di casi riguarda le famiglie una volta monoreddito, ora senza più entrate. Del resto basta contare tutti i posti di lavoro saltati, quelli a rischio, l'aumento dei casi di cassaintegrazione, i ritardi, a volte anche di mesi con cui i dipendenti del settore pubblico e privato ricevono lo stipendio, per avere lo spaccato di una città in ginocchio.
Un fermo immagine che arriva dai numeri del “rapporto” Caritas sulla povertà. Nel 2012 si è registrato un aumento del 31% delle presenze nei centri di ascolto, rispetto allo scorso anno, e del 34% rispetto al 2009, secondo queste stime quasi 9200 persone transiteranno da queste finestre di speranza entro la fine del 2012. L'incremento dei cittadini italiani che si rivolgono ai centri è del 18%, anche se comunque i nuclei che continuano a vivere più pesantemente il disagio sociale sia comunque degli extracomunitari con un +39%. Ma la cifra più agghiacciante è quella dei disoccupati che si assestano attorno al 75% dei richiedenti di aiuto, seguito dalle casalinghe (11%), ma anche dai pensionati (4%). Un deciso aumento è rappresentato dalla presenza dei giovani tra i 19 e i 44 anni (soprattutto coppie con bambini piccoli). Sono tanti i casi difficili in cui spesso i genitori hanno perso il lavoro o sono occupati in maniera instabile.
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