Non vi sono giudicati irrevocabili che sanciscono l’operatività dei presunti clan Mazzaferro e Aquino nel territorio di Marina di Gioiosa e perciò, secondo l’ampio collegio difensivo, nell’indagine “Circolo formato” gli inquirenti riferiscono solo su ipotesi o pregiudizi di polizia. Quindi, non si è potuto dimostrare alcun patto politico-mafioso per assicurarsi la guida dell’amministrazione comunale. Nella lunga e complessa udienza di ieri davanti al Tribunale di Locri, dedicata al controesame del dottor Luigi Silipo, dirigente dal Commissariato di Siderno all’epoca dell’indagine, gli avvocati dei 27 imputati hanno contestato gli elementi a carico, condensati nell’informativa “Circolo formato”, che ha portato all’arresto di oltre 40 persone, compreso l’allora sindaco Rocco Femia, nonché di alcuni dei componenti della Giunta che vinse le elezioni dell’aprile del 2008.
Su quelle elezioni gli investigatori hanno puntato l’attenzione, in particolare dopo una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali sviluppate nell’ambito di un’inchiesta su un presunto traffico di droga, che ha aperto un orizzonte quelli che sarebbero stati gli interessi delle consorterie dei Mazzaferro e degli Aquino nel rinnovo del Consiglio comunale. Silipo, anche richiamato dal pm Paolo Sirleo, ha riferito che nel corso delle indagini si è riusciti a collocare una cimice all’interno della stanza del neo sindaco Femia, con l’intenzione di monitorarlo.
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