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Avvocato suicida
I parenti: «Era
stato minacciato»

stilo

Si tinge di giallo il suicidio del giovane avvocato di Bovalino Andrea Stilo, 31 anni, che nel pomeriggio dell’ultimo dell’anno si è tolto la vita gettandosi da un viadotto della superstrada Jonio-Tirreno, all’altezza di Mammola. Il giovane, conosciuto e benvoluto da tutti per la sua serietà e il suo stile di vita sobrio, si sarebbe ucciso (il condizionale è d’obbligo visto che allo stato la vicenda è tutta ancora da valutare) perché pesantemente e ripetutamente minacciato dal alcune persone, allo stato ignote, per questioni non si sa se legate alla sua attività forense o a vicende di natura personale. Ad esserne convinti sono i familiari di Andrea, i quali, nei prossimi giorni, come preannunciano a “Gazzetta del Sud”, presenteranno negli uffici della Procura di Locri e alle forze dell’ordine un dettagliato esposto. «Andrea – ci hanno dichiarato – era un ragazzo solare, sincero, serio, un giovane che amava la vita e il suo lavoro. Non avrebbe mai fatto, se non costretto o perché pesantemente intimorito o minacciato, un gesto così insano. Di recente, infatti – ha aggiunto, in particolare, uno dei familiari Andrea ha detto ad uno dei suoi fratelli di essere minacciato e di non essere affatto tranquillo». Ma non è tutto. Andrea, figlio di un dipendente dell’Azienda sanitaria di Locri e di un’insegnante, secondo di ben sei fratelli, avrebbe pronunciato la seguente frase: «Va a finire che m’ammazzo così la finiscono di tormentarmi e minacciarmi e dirmi che mi chiuderanno in una stanza e mi riempiranno di botte». Insomma, «sulla morte di Andrea, che da un po’ di tempo era nervoso e preoccupato, vogliamo vederci chiaro: ecco perché sulla vicenda, che ha già terribilmente segnato la nostra vita, andremo fino in fondo», hanno dichiarato con determinazione i suoi familiari, nonostante il dolore. Lunedì scorso, lo ricordiamo, il giovane era partito da Bovalino con la sua auto con l’intenzione, a suo dire, di andare a fare gli auguri a due amici di Gioiosa Jonica. Invece, dopo aver oltrepassato lo svincolo di Mammola, il viadotto Limina, ha parcheggiato ai lati della carreggiata, è salito sulle barriere di protezione e si è lanciato nel vuoto. Dopo un volo di 50 metri, si è schiantato sul letto del torrente Torbido, ed è morto sul colpo. Resta solo da capire il perché.  

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