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Le cosche di Modena e Ciccarello raccontate dai pentiti

moio

Il cartello di ’ndrangheta “Libri-Caridi-Zindato-Borghetto” raccontato dai collaboratori di giustizia Umberto Munaò e Roberto Moio. I due pentiti sono stati al centro dell’udienza che si è celebrata ieri davanti al Tribunale collegiale presieduto da Olga Tarzia.
Umberto Munaò, picciotto e killer delle cosche di Reggio sud, è uno dei primi pentiti di ’ndrangheta. Il suo racconto, sollecitato dalle domande del sostituto procuratore distrettuale antimafia Stefano Musolino, è partito dai primi anni Novanta, all’indomani della “pax” mafiosa che ha messo la parola fine sulla cruenta guerra tra “Destefaniani” e “Condelliani”: «Anche la zona di Modena-Ciccarello-San Giorgio Extra è stata spartita ed assegnata a due distinte cosche. Una che faceva capo ai Rosmini ed una seconda che ruotava intorno agli alleati dei Libri». Due cosche che condividevano una popolosa fetta di territorio della città, monopolizzando quelle che sono le principali, e tradizionali, attività criminali. Almeno secondo io ricordi di Umberto Munaò, che sicuramente e non solo per sua stessa ammissione nel momento in cui ha deciso di “saltare il fosso”, ma da quanto accertato da sentenze e dalle storiche inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha ricoperto un ruolo di primo piano nella seconda guerra di ‘ndrangheta che ha insanguinato la città dello Stretto dal 1986 al 1991: «Estorsioni a chiunque. Ai commercianti ma soprattutto agli imprenditori edili. Per i costruttori c’era da pagare una tangente del 4-5% sull’importo dell’appalto. E quando c’erano i grandi lavori (allusione è ad un albergo costruito nella zona) si facevano riunioni per decidere come dividersi i subappalti

 

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