
Il pentito Antonino Lo Giudice spazza via gli ultimi dubbi sulla paternità della stagione delle bombe a Reggio Calabria, su mandanti ed esecutori delle intimidazioni dinamitarde ai magistrati della Procura generale prima e della Direzione distrettuale antimafia dopo. Di scena nel processo “Epilogo”, che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale di Reggio presieduto da Silvana Grasso e che vede alla sbarra le nuove generazioni della cosca di ’ndrangheta Serraino, il collaboratore di giustizia chiarisce: «Sono stato io a volere le bombe alla Procura generale e al bar “Villa Arangea” (collegati dalla stessa tipologia di esplosivo utilizzato e dalla medesima modalità di confezionamento). Maurizio Cortese e le altre persone inizialmente sospettate non c’entrano nulla. Quando ho iniziato la collaborazione con la magistratura di Reggio ho subito ammesso ogni responsabilità, perchè a me dispiaceva che altri fossero accusati ingiustamente. Ed in questa ottica mi sono fermamente opposto quando Antonio Cortese (il “bombarolo” perchè accusato di essere stato il complice del “Nano”) voleva mettere altre bombe nel nord Italia per confondere le accuse».
Caricamento commenti
Commenta la notizia