
Indagini a un passo dalla possibile svolta. A distanza, infatti, di otto anni esatti gli investigatori dei carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Locri, Rosanna Sgueglia, saranno in grado, a breve, di fare piena luce su un inquietante ed efferato delitto compiuto nella Locride. Uuna vasta fetta di territorio della provincia reggina, questa, nella quale, a causa dell’omertà, della paura e dell’ossessiva e opprimente presenza della ‘ndrangheta (a sua volta abile, tra l’altro, ad incunearsi e a trovare sostegno, appoggio e linfa nella cosiddetta società civile, nel commercio, nell’imprenditoria, nel settore finanziario, nello sport e anche nei cosiddetti settori istituzionali), molti delitti sono rimasti e rimarranno impuniti. Si tratta dell’omicidio dell’operaio metalmeccanico di 31 anni di Stilo, Marcello Geracitano, ucciso con due colpi di pistola calibro 7,65 alla testa, sparati quasi a bruciapelo dal killer, nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 2005. La fredda e inquietante esecuzione si verificò in una zona di montagna tra i boschi della Ferdinandea e della Lacina, al confine delle Serre reggine e vibonesi. Riaprendo, tempo fa, il fascicolo sull’omicidio del giovane e incensurato operaio stilese e ripassando con sapiente attenzione sotto la lente d’ingrandimento varie fasi delle indagini compiute dopo il fatto di sangue che turbò parecchio la cittadina stilese e la Vallata dello Stilaro, gli investigatori dei carabinieri sono riusciti, alla luce di altri episodi delittuosi e dopo una “rilettura” dei fatti, a fare luce sul delitto e a collocare inoltre l’omicidio in un preciso contesto: un movente di natura passionale. Il giovane, infatti, secondo quanto sarebbero riusciti ad appurare gli investigatori, è stato assassinato per via di una relazione sentimentale con una giovane ragazza straniera. Una relazione, questa, vietata e, soprattutto, mal digerita da qualcuno al punto da sfociare nel barbaro e spietato omicidio del giovane operaio metalmeccanico Marcello Geracitano. Due colpi di pistola semiautomatica calibro 7,65, uno alla nuca, l’altro nelle vicinanze di un orecchio. Un’esecuzione in piena regola che non diede scampo alla vittima. Così, quel 16 gennaio fu ucciso l’incensurato operaio stilese conosciuto nella cittadina collinare della Vallata dello Stilaro come “un giovane serio, con la testa a posto e dedito al lavoro”. A distanza di almeno 12 ore dal delitto, il cadavere di Marcello Geracitano fu trovato nella mattinata del 17 gennaio dal proprietario di un terreno agricolo posto in una isolata zona di montagna situata nel “cuore” delle Serre, al confine col territorio della provincia di Vibo Valentia. Il corpo ormai privo di vita di Geracitano fu rinvenuto al posto di guida di una automobile Skoda Felicia, vettura, questa, di proprietà della vittima. Già dopo i primi accertamenti da parte dei carabinieri, il delitto, seppur spietato, non fu né bollato, né inquadrato, come un omicidio di ‘ndrangheta viste le modalità di esecuzione dell’omicidio, la mancanza di precedenti penali da parte della vittima e le sue frequentazioni tutt’altro che a rischio. Le indagini, quindi, misero, già all’epoca, in evidenza un altro aspetto importante: il giovane Geracitano, convinto di dover discutere –e risolvere - qualcosa di importante e di privato con una persona conosciuta e fidata, fu invece attirato in un vero e proprio tranello in un luogo isolato e lontano da Stilo. Giunto a destinazione Marcello Geracitano, ignaro della trappola mortale nella quale da lì a poco sarebbe inesorabilmente caduto, fu infatti con freddezza “giustiziato” dal killer.
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