Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Mai sentito parlare di Cortese, Giardiniere e Fregona

L'interno dell'aula bunker di Reggio durante la deposizione di un pentito

«Mai conosciuto Maurizio Cortese». Nessun rapporto, quindi, tra Umberto Munaò, collaboratore di giustizia dal 2001 dopo aver vissuto una dozzina di anni tra le fila della ’ndrangheta raggiungendo il grado di “Vangelo”, e Maurizio Cortese, uno degli imputati principali del processo “Epilogo” perchè ritenuto tra i capi-promotori delle giovani leve della cosca Serraino di San Sperato.
Il pentito è sfilato sul banco dei testimoni su richiesta della difesa di Maurizio Cortese, l’avvocato Giacomo Iaria. Umberto Munaò, ripercorrendo le tappe principali della sua carriera criminale e la scelta di campo maturata in carcere a Reggio Calabria, ha fatto ingresso nell’organizzazione mafiosa nel 1988, in piena seconda guerra di ’ndrangheta a Reggio, quando la città dello Stretto era quotidianamente scossa dall’altalena di agguati e vendette delle due coalizioni in contrapposizione i “Destefaniani” e i “Condelliani”.
Al Tribunale, presieduto da Silvana Grasso, ha spiegato le ragioni della sua scelta di campo: «Appresa la notizia dell’omicidio Praticò (un parente ed una persona alla quale era molto legato) ad opera del clan Libri, ho scelto di schierarmi con i loro rivali. Il clan Serraino-Rosmini che era collegato ai Condello».

 

Caricamento commenti

Commenta la notizia