Reggio

Lunedì 29 Aprile 2024

I sigilli alle aziende in odor di mafia

Nei supermercati gestiti dalla società capeggiata da Giuseppe Crocè lavoravano, prevalentemente, le aziende della ’ndrangheta. Dalle uova ai latticini, dal pane alla carne, i rifornitori erano riconducibili alla cosca Tegano, innanzitutto, ma anche ai Lo Giudice, Labate, Rosmini, Crucitti. Di questo sono certi gli investigatori che ieri hanno messo a segno la seconda tranche dell’inchiesta “Sistema-Assenzio 2”, autentico colpo al cuore a quella “zona grigia” che opera in sinergia con la ’ndrangheta.
In un comunicato a firma di Guardia di finanza, carabinieri del Comando provinciale e Direzione investigativa antimafia viene infatti sottolineato come sia stato «recuperato un ampio spazio di legalità economica, restituendolo alla collettività onesta e lavoratrice». Ammonta a 30 milioni di ieri il valore dei beni sottoposto a sequestro. Un elenco infinito tra patrimoni aziendale, quote e capitali sociali di proprietà di Giuseppe e Barbara Crocè, padre e figlia arrestati ieri, ma anche degli altri indagati del troncone principale dell’inchiesta “Sistema-Assenzio” a partire dall’ex consigliere comunale Dominique Suraci.

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