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Favorì la latitanza
del boss Iamonte
Medico condannato

Nuova condanna per il medico Francesco Cassano, 63 anni, ex dirigente del distretto socio-sanitario 4 dell’Asl reggina. Nella giornata di ieri, il Tribunale di Reggio Calabria (Tarzia presidente, Minniti e De Pascale giudici) gli ha inflitto 3 anni e 6 mesi di reclusione con l’accusa di avere favorito la latitanza di Vincenzo Iamonte, esponente di spicco dell’omonimo clan dominante nel territorio di Melito Porto Salvo, arrestato nel mese di luglio del 2005. Una condanna leggermente più alta era stata invece invocata dal pubblico ministero Antonio De Bernardo. Al termine della sua requisitoria, il rappresentante dell’accusa aveva chiesto 4 anni di carcere per l’imputa - to. Il medico, originario di Reggio Calabria, era stato arrestato a gennaio 2006. A conclusione di un’inchiesta coordinata dalla Dda, i carabinieri del comando provinciale e della compagnia di Melito Porto Salvo avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sgominando la “rete” di persone accusate di avere aiutato l’esponente del potentissimo clan melitese quando era ancora alla macchia. Il nome di Francesco Cassano figura anche in un altro procedimento penale, esattamente quello scaturito dai fatti oggetto di approfondimento con l’operazione “Ramo Spezzato”, in cui ha rimediato una condanna a 9 anni in primo grado, scesi a 8 in appello. Condotta nel mese di febbraio 2007 dagli agenti della Squadra Mobile di Reggio e del Commissariato di Condofuri, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, l’operazi ne “Ramo Spezzato” aveva sgominato un'organizzazione attiva nella zona del Basso Ionio che, secondo l'accusa, aveva messo in piedi un'associazione dedita alla macellazione clandestina. Di fondamentale importanza per lo sviluppo delle indagini si erano rivelate le attività di intercettazioni telefoniche e la successiva collaborazione del testimone di giustizia Saverio Foti.

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