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Agathos, la mano pesante dell'accusa

Tre imputati e tre richieste di pena esemplari. Usa la mano pesante il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Giuseppe Lombardo, nei confronti del terzetto alla sbarra nel processo stralcio “Agathos”: diciotto anni di reclusione (15 mila euro di multa) per Carmelo Murina; ventidue anni (13 mila euro di multa) per Francesco Trimboli; sette anni per Giuseppe Morabito. Una autentica mazzata.
Carmelo Murina è considerato uno dei vertici del clan Tegano e punto di riferimento della cosca di ’ndrangheta di Archi nel rione Santa Caterina. Sul suo conto non solo le analisi e i riscontri della Procura antimafia, ma si incastonano nel quadro dell’accusa le pesanti dichiarazioni dei vari collaboratori di giustizia che si sono susseguiti sullo scranno dei testimoni dell’accusa: da Roberto Moio, nipote di Giovanni Tegano e chiave di volta nel teorema accusatorio in virtù della partecipazione diretta alle dinamiche mafiose della consorteria di Archi, Nino Lo Giudice, Consolato Villani, Umberto Munaò e lo stesso Giacomo Toscano, l’ultima “gola profonda”, in ordine di tempo, che ha avviato un percorso collaborativo con i magistrati dell’Antimafia reggina. Da parte di tutti i pentiti la medesima considerazione, tra l’altro riportata dal pm Giuseppe Lombardo nel corso della rigorosa requisitoria

 

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