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Il pizzo, regola che vale per tutti

L'interno dell'aula bunker di Reggio durante la deposizione di un pentito

La regola del pizzo regna sovrana a Reggio-città: più che un’ovvietà è una drammatica conferma. Un dato di fatto che è stato ribadito dal collaboratore di giustizia Carlo Mesiano, ieri sul banco dei testimoni nel processo “Meta” che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale presieduto da Silvana Grasso. Carlo Mesiano parla del fenomeno anche come vittima: «A Reggio pagano tutti, affiliati alla ’ndrangheta e non, senza sconti. Lo sanno anche i bambini di tre anni. Anche io ho pagato la “mazzetta”. A Reggio e a Roghudi. Vi dico anche il prezziario: il 10% sulle costruzioni, il 3% sui lavori di restauro».
Le tangenti A Reggio-città aprì più cantieri, “Carletto” Mesiano: «Un lavoro in subappalto sul Corso Garibaldi per realizzare un sistema di videosorveglianza e la facciata di un condominio in via Torrione. In entrambi i casi pagammo la mazzetta».
Per aprire il cantiere in via Torrione la ditta che Carlo Mesiano aveva insieme al socio Demetrio “Mimmo” Moscato, si sono rivolti agli arcoti, ai De Stefano: «Quando ne parlai con Moscato mi disse che se ne sarebbe occupato lui, che sarebbe andato direttamente alla “fonte”, ad Archi. L’ho accompagnato due volte, mi disse che parlò con De Stefano e che pagando 3 mila euro per iniziare i lavori.

 

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