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Le minacce costringono una famiglia a lasciare la casa

Alloggi popolari

 

Il sogno di una famiglia infranto dalla prepotenza. Una storia di delinquenza e disperazione che traccia il profilo di un quartiere, lo stesso che qualche giorno addietro ha assistito all’omicidio della signora marocchina: il rione Marconi. Un contesto sociale difficile in cui anche la proprietà di una casa viene messa in discussione con le minacce e la violenza. Una storia a cui dà voce il giovane Francesco Ventura, studente universitario ventenne con  genitori invalidi, un fratello ed una sorella minorenni. Una famiglia di persone oneste, a cui è stata assegnato legittimamente nel 2003 ad un alloggio popolare destinato alle forze dell’ordine, casa in cui la famiglia Ventura ha vissuto fino al 6 marzo di quest'anno. A giugno erano state anche avviate le procedure per l'acquisto dell’immobile. Il piccolo sogno del capofamiglia, un pensionato della polizia penitenziaria, dopo anni di risparmi e sacrifici, sembrava quasi raggiunto. Ma così non è stato. 
«Da quando nel 2011 è uscito il primo bando per l'acquisto degli appartamenti, siamo stati vittime di atti intimidatori, ci facevano trovare proiettili nella cassetta della posta – racconta il figlio Francesco con il coraggio della disperazione –. Tutto documentato dalle denunce. I malviventi sono appartenenti alla comunità nomade locale. Dopo avere tentano invano di farci sloggiare “con le buone” hanno intensificato le azioni criminose. Hanno scassato la nostra automobile, solo nell'ultima settimana poi hanno effettuato tre effrazioni infliggendo ingenti danni alla casa, derubandoci di vestiti, mobilio, pentole. Non contenti hanno cercato anche di mettere fuoco all'appartamento».
Vogliamo aiuto per riappropriarci della nostra dignità di famiglia e di cittadini. Aiutateci a non fare cadere tutto nel silenzio. I prepotenti vogliono il silenzio ed il buio per continuare ad agire incontrastati. Ma da soli non riusciremo a resistere per molto>

Il sogno di una famiglia infranto dalla prepotenza. Una storia di delinquenza e disperazione che traccia il profilo di un quartiere, lo stesso che qualche giorno addietro ha assistito all’omicidio della signora marocchina: il rione Marconi. Un contesto sociale difficile in cui anche la proprietà di una casa viene messa in discussione con le minacce e la violenza. Una storia a cui dà voce il giovane Francesco Ventura, studente universitario ventenne con  genitori invalidi, un fratello ed una sorella minorenni. Una famiglia di persone oneste, a cui è stata assegnato legittimamente nel 2003 ad un alloggio popolare destinato alle forze dell’ordine, casa in cui la famiglia Ventura ha vissuto fino al 6 marzo di quest'anno. A giugno erano state anche avviate le procedure per l'acquisto dell’immobile. Il piccolo sogno del capofamiglia, un pensionato della polizia penitenziaria, dopo anni di risparmi e sacrifici, sembrava quasi raggiunto. Ma così non è stato. «Da quando nel 2011 è uscito il primo bando per l'acquisto degli appartamenti, siamo stati vittime di atti intimidatori, ci facevano trovare proiettili nella cassetta della posta – racconta il figlio Francesco con il coraggio della disperazione –. Tutto documentato dalle denunce. I malviventi sono appartenenti alla comunità nomade locale. Dopo avere tentano invano di farci sloggiare “con le buone” hanno intensificato le azioni criminose. Hanno scassato la nostra automobile, solo nell'ultima settimana poi hanno effettuato tre effrazioni infliggendo ingenti danni alla casa, derubandoci di vestiti, mobilio, pentole. Non contenti hanno cercato anche di dare fuoco all'appartamento».Vogliamo aiuto per riappropriarci della nostra dignità di famiglia e di cittadini. Aiutateci a non fare cadere tutto nel silenzio. I prepotenti vogliono il silenzio ed il buio per continuare ad agire incontrastati. Ma da soli non riusciremo a resistere per molto>

 

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