
Sarebbe riconducibile ai proventi del 'pizzo' imposto alle imprese impegnate nell' ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria il patrimonio sequestrato a Matteo Gaietti, ritenuto l'elemento di spicco della cosca Nasone Gaietti operante nella zona di Scilla. L'indagine che ha portato al sequestro di beni mobili e immobili per 15 milioni di euro, infatti, prende spunto dalle risultanze dell'operazione Alba di Scilla condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nel maggio dello scorso anno e che ha colpito le cosche locali della 'ndrangheta. In particolare, oltre all'organizzazione, alla composizione e alle gerarchie interne della cosca Nasone-Gaietti, è stata fatta luce anche sugli obiettivi economici e le strategie intimidatorie attuate con danneggiamenti e incendi all'interno dei cantieri delle imprese prese di mira. In questo contesto è emersa la figura di Matteo Gaietti come elemento di punta della cosca assieme a Domenico e Rocco Nasone e Giuseppe Fulco. Le indagini patrimoniali nei confronti di Gaietti hanno dimostrato che il possesso e la riconducibilità del patrimonio costituisce il reimpiego di denaro illecitamente acquisito. Tra i beni sottoposti a sequestro c'é un lido, tre fabbricati, 15 terreni e un conto corrente. Altri beni oggetto del provvedimento, tra cui un esercizio commerciale, prodotti finanziari e conti correnti, risultano cointestati al fratello, alla madre e ad un nipote di Gaietti.
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