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Avvocato ferito,
subito il giudizio

chiappalone

 È stato disposto il giudizio immediato dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Palmi per il barbiere Paolo Chiappalone. Il 49enne originario di Palmi dovrà rispondere del tentato omicidio dell’avvocato Francesco Nizzari, tentativo nel corso del quale provocò la morte del 33enne Martino Luverà, finito tragicamente sulla traiettoria di tiro del fucile impugnato dal Chiappalone. Tra le accuse che la Procura della Repubblica di Palmi muove nei confronti di Paolo Chiappolone, c’è anche il porto e detenzione di arma da fuoco (fucile calibro 12 caricato a pallettoni) in luogo pubblico senza giustificato motivo e le minacce che l’uomo avrebbe rivolto nei confronti di un dentista di Palmi, nel cui studio lavorava la compagna del Chiappalone, che nel frattempo aveva avviato le pratiche di separazione assistita proprio dall’avvocato Nizzari. Compagna che, secondo la ricostruzione d’accusa, avrebbe dovuto essere licenziata dal professionista per evitare conseguenze alla sua persona. Il barbiere finito agli arresti lo scorso 26 ottobre del 2012, dopo lunghe indagini, comparirà in giudizio nel prossimo mese di giugno come stabilito dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Palmi, Fulvio Accurso. In aula sarà assistito dagli avvocati di fiducia Guido Contestabile e Girolamo Curti. Era una tragica sera di autunno, il 13 novembre del 2010, quando Martino Luverà, operaio 33enne originario di San Martino di Taurianova, ma da tempo residente in provincia di Imperia, andò incontro, suo malgrado, all’appuntamento con la morte. Un destino baro e assassino lo attendeva mentre stava rincasando nell’abitazione di alcuni parenti presso i quali stava trascorrendo un periodo di vacanza. Quella stessa sera, secondo l’ipotesi accusatoria, Paolo Chiappalone, stava invece per portare a compimento i suoi propositi punitivi nei confronti dell’avvocato Francesco Nizzari, reo di seguire per la moglie la causa di separazione. Secondo gli inquirenti, Luverà avrebbe trovato la morte poiché si trovava sulla linea di fuoco, a circa 20 metri di distanza dal Nizzari, che era il reale obiettivo dell’agguato consumatosi in via Antonino Fondacaro. Luverà sarebbe morto quindi solo per uno sfortunatissimo caso. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo e seguite dal pubblico ministero Andrea Papalia, sono state svolte dalla Compagnia dei Carabinieri di Palmi, retta dal capitano Maurizio De Angelis. Francesco Nizzari, gravemente ferito, finì ricoverato in prognosi riservata per diverso tempo anche fuori Regione, prima di poter riprendere, seppur con i segni di quel tragico giorno, la sua attività professionale. Per Martino Luverà non ci fu nulla da fare, colpito da due pallettoni, uno dei quali gli perforò la cassa toracica con gravi conseguenze al cuore ed a un polmone, morì in poco tempo per arresto cardiocircolatorio.

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