Atmosfera da “Mezzogiorno di fuoco” ieri a Varapodio. Attorno alle 12,30, infatti, in pieno centro, c’è stata una sparatoria che si è conclusa con l’uccisione di Vincenzo Cirillo, 27 anni, del posto. Il giovane è deceduto sul colpo. A nulla è servito il tempestivo intervento di un’unità mobile di rianimazione del 118. L’autore dell’omicidio si è costituito poco dopo presso la stazione dei carabinieri dello stesso centro pre-aspromontano. Si tratta di Antonio Burzomì, 24 anni, anch’egli del luogo. Da una prima sommaria ricostruzione pare che quest’ultimo, al termine di un violento alterco, abbia prima disarmato il Cirillo e poi abbia fatto fuoco contro di lui, con modalità in via di accertamento. Sul luogo dell’omicidio sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Taurianova, i cui reparti investigativi hanno subito avviato le indagini per cercare di fare completamente luce sull’accaduto. È pure intervenuto il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palmi Gianluca Gelso, che sta coordinando l’attività investigativa. Cirillo, che non aveva un lavoro stabile ma faceva il manovale a giornata quando qualche muratore lo chiamava ad aiutarlo, era già noto alle forze dell’ordine. Anche Burzomì, a quel che è dato sapere dalle prime frammentarie informazioni, era conosciuto dalle forze di polizia. Teatro del delitto è stata la centralissima piazza Mercato, nel cuore del piccolo centro pre-aspromontano. Secondo la prima ricostruzione dei fatti, sembra che la vittima sia giunta in sella al suo scooter poco prima della sparatoria. Il mezzo è stato parcheggiato nei pressi di un bar. E in questo stesso esercizio commerciale, non si sa bene se dentro o fuori, pare che Cirillo si sia seduto in compagnia proprio Burzomì. I due, a quanto sembra, si conoscevano piuttosto bene. Forse in qualche circostanza avevano pure lavorato insieme. Pare che l’incontro avvenuto a mezzogiorno sia stato il seguito di uno precedente, avvenuto nella prima mattinata. Anche in quella circostanza la discussione tra i due sarebbe stata animata, ma non come la seconda. Quale il motivo del litigio? La pista privilegiata porta ad una discussione legata al denaro, a qualche questione di interessi da mettere in chiaro tra i due. In particolare si considera la tesi della mancata restituzione di un piccolo prestito. Dall'interrogatorio di Burzomì sarebbe emerso che quest’ultimo sollecitava alla vittima la restituzione di una somma di denaro che gli aveva dato in prestito. Nel secondo incontro, ben presto, dalle parole si è passato ai fatti. Non è chiaro chi dei due abbia usato per primo le maniere forti, ma dai primi riscontri pare che Cirillo abbia estratto una pistola detenuta illegalmente. Burzomì, a questo punto, avrebbe cercato di disarmare il suo antagonista. Nel corso della colluttazione sarebbe riuscito nel suo intento. Una volta impadronitosi dell’arma, il più giovane dei due ha esploso diversi colpi di pistola all’indirizzo del rivale che si è accasciato a una decina di metri di distanza dal suo motorino. Per terra gli investigatori hanno refertato cinque bossoli. L’esatta dinamica dello scontro a fuoco è tuttora al vaglio degli inquirenti. Cirillo, attinto in parti vitali, è morto all’istante. Si è adagiato a terra, a pancia in giù, quasi in corrispondenza dell’ingresso di un istituto di credito. Il casco, che durante la colluttazione ha probabilmente tenuto sospeso sul braccio, gli è caduto poco distante dal corpo. Qualcuno ha subito dato l’allarme sia al 118, sia alla centrale operativa dei carabinieri di Taurianova. I sanitari, giunti poco dopo: non hanno nemmeno tentato una rianimazione, visto che ormai non c’era più nulla da fare. A Varapodio sono stati inviati tutti gli equipaggi disponibili dei carabinieri, operanti sotto le direttive del capitano Giulio Modesti ed agli ordini del tenente Maurizio Blasa. Contestualmente al trambusto di mezzi di soccorso e di forze dell’ordine, che in massa raggiungevano Varapodio, Burzomì si è costituito, raccontando la sua versione dei fatti che è ora all’esame degli investigatori. Tutto farebbe pensare, quindi, ad un omicidio d’impeto, al classico litigio per interessi finito nel peggiore dei modi. Di certo, le indagini in corso serviranno a verificare l’autenticità o meno di questa prima ricostruzione e magari a chiarire meglio qualche aspetto della vicenda ancora incerto, ivi compresa l’esatta dinamica.
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