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L'interno dell'aula bunker di Reggio durante la deposizione di un pentito

Perchè si pente Nino Fiume, il “destefaniano di ferro” che prima di “saltare il fosso” è stato cognato dei fratelli De Stefano? Un interrogativo sul quale il presunto boss Giuseppe De Stefano consegna alla al Tribunale, nel corso dell’esame sostenuto nell’ambito del processo “Meta”, la propria chiave di lettura. Da cui emerge un profilo di Nino Fiume contraddittorio: «Piangendo, di farlo tornare con mia sorella, e io gli ho dato la risposta che Lei sa, ma che ripetiamo a vantaggio del Tribunale e dei presenti: “Io, di te, a mia sorella, non dico nulla, perché se è finita questa storia, o per colpa tua, o per colpa sua, a me non interessa. L’importante che è finita”. Se poi lui ha avuto dei comportamenti sbagliati, dottore Lombardo, non perché per lui la donna all’epoca chissà come la considerava, no, non va bene, non va bene, è inutile che viene qui a dirvi che ha collaborato per salvare a uno e per salvare a quell’altro. Non doveva salvare nessuno lui, dottore Lombardo. Lui doveva salvarsi lui da se stesso».

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