
Il lavoro per vivere da persone libere. Non si fermerà Giuseppe Spinelli, l’imprenditore reggino finito ancora una volta nella morsa della ’ndrangheta; né arretrerà la sua azione di un solo centimetro. Continuerà a lavorare e a investire nella sua azienda, e soprattutto a sognare una Calabria libera che possa godere dei doni regalati da madre natura. Giuseppe Spinelli è il titolare dell’azienda “Le Tre Querce”, un angolo di paradiso al confine tra i comuni di Seminara, Oppido e San Procopio, nel cuore della Piana. Ventotto ettari di coltivazioni arboree in biologico, agrumi e olive, una vocazione turistica straordinaria, il progetto di una fattoria didattica nel cassetto. Lo scorso 8 agosto l’ennesimo attentato. Un incendio gli ha devastato la proprietà, distruggendo dieci ettari di terreno. Il danno è enorme. Un rogo chirurgico quello che ha invaso località “Sant'Anna” di Seminara. Lingue di fuoco che hanno puntato solo “Le Tre Querce”, ancora una volta l’azienda di Giuseppe Spinelli. La mano è la solita. Quella delle ’ndrine: di chi osteggia e non approva la sua attività imprenditoriale. Lui stesso consegna ai cronisti una chiave di lettura sulle ragioni dell’escalation intimidatoria: «È un posto strategico per chi vuole controllare il territorio. Dai miei terreni si può usufruire di una visuale ottimale su tre cittadine ».
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