Lo scorso 24 ottobre venne bruciata l’auto del presidente dell’associazione dei costruttori Francesco Siclari, il giorno dopo è quella del presidente della Camera di commercio Lucio Dattola a finire nel mirino dei soliti ignoti. Quindi lunedì 28 è la sera della bottiglia incendiaria lasciata insieme con un accendino davanti al portone della Procura Generale, infine all’alba dello scorso lunedì ecco l’incendio che ha devastato il Museo dello strumento musicale. Il tutto consumato nell’arco temporale di appena 11 giorni. Quattro episodi – sia pure diversi e forse anche slegati tra loro – che pongono un’unica domanda: che sta succedendo in questa martoriata città? Le forze dell’ordine stanno indagando a 360 gradi e non escludono alcuna pista. Ma scaricare ogni responsabilità sulla ’ndrangheta potrebbe essere una soluzione troppo semplicistica e fuorviante. Sicuramente, oggi, Reggio è una città allo sbando, senza certezze cui ancorarsi. È priva di una guida politica, senza un’Amministrazione comunale legittimamente eletta dal popolo, e poi deve fare i conti con una crisi che “morde” il mondo produttivo. Reggio è una città noir, dove la verità non è mai così semplice come potrebbe apparire in superficie.
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