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Imprenditori “collusi”,
sigilli a un tesoro
da 150 mln di euro

  Un antico monastero romano trasformato con i soldi della ’ndrangheta in un lussuoso hotel in uno dei quartieri più esclusivi e a maggiore densità turistica della Capitale. È questa l’ipotesi del giudici del tribunale di Reggio Calabria, che hanno disposto il sequestro di beni per 150 milioni di euro tra cui il Gran Hotel Gianicolo a Roma e l’Hotel Arcobaleno a Palmi, entrambi a quattro stelle. Il sequestro, eseguito dal personale della Dia e dagli agenti della polizia di Reggio Calabria, ha riguardato i beni di proprietà degli imprenditori Giuseppe Mattiani e del figlio Pasquale, ritenuti contigui alla cosca della ‘ndrangheta dei Gallico. Oltre ai due alberghi, sono stati sequestrati 53 beni immobili ubicati tra Roma, Castiglione dei Pepoli (Bologna) e Palmi, nove automobili e rapporti bancari intrattenuti in 13 istituti di credito. Il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ha ribadito che «continueremo nella strategia di colpire la ricchezza frutto di proventi mafiosi, uno strumento efficace affinché lo Stato si riappropri di beni derivanti da operazioni di riciclaggio o da iniziative economiche di dubbia matrice». Infine, l’assessore comunale di Palmi Giuseppe Mattiani, figlio e nipote degli imprenditori, dopo il sequestro ha rassegnato le sue dimissioni.

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