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Reggio tra boss e
’ndrangheta “invisibile”

Il pm antimafia Giuseppe Lombardo ha chiesto al Tribunale di Reggio, nel processo “Meta”, in cui sono imputati i vertici delle principali cosche reggine, la riformulazione del capo di imputazione nei confronti dei boss, parlando di una ’ndrangheta “visibile” e di un’altra “invisibile”. L’accusa di associazione mafiosa non muta, ma cambia il quadro criminale oggetto di ulteriori indagini. Lombardo ha definito Giuseppe De Stefano, Pasquale Condello, Giovanni Tegano e Pasquale Libri componenti di “direttorio” che ha in mano gli equilibri criminali a Reggio. Secondo il pm antimafia, le dichiarazioni dei pentiti portano alla conclusione che la ’ndrangheta condiziona ogni settore della vita cittadina, dalle istituzioni, all’economia. Dunque, una mafia ordinata come “struttura piramidale visibile”, dietro cui si muoverebbero gli “invisibili”, coloro i quali prestano la loro professionalità per gli “affari puliti”. Lombardo, inoltre, ha evidenziato come la ’ndrangheta abbia «impedito o ostacolato» il libero esercizio del voto per realizzare «le basi operative necessarie» per condizionare le scelte degli organi decisionali.

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