«Accorato appello», dei sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Orsa) al premier Renzi e ai ministri Alfano, Lupi e Lanzetta «per la gravissima situazione occupazionale nella città di Reggio». In particolare, il riferimento è all’Atam, che con i suoi 350 dipendenti serve un bacino di 178.000 abitanti, 35.000 utenti giornalieri e circa 1000 alunni degli scuolabus. Ricordato che «da circa quattro anni, con insistenza maniacale », sindacati e lavoratori hanno manifestato ai vari livelli istituzionali (Regione, Comune e Prefettura) la pesante crisi di liquidità in cui versava l’azienda, con relativa liturgia di incontri e protocolli di intesa, le organizzazioni sindacali denunciano sconsolate la realtà: «Com’era previsto si è arrivati ad una (legittima) richiesta della Magistratura di istanza di fallimento per i debiti accumulati (circa 25 milioni). Ma il paradosso e la conseguente rabbia dei lavoratori derivano dal fatto che nelle suddette inutili riunioni con le Istituzioni eravamo stati in grado di proporre diverse ipotesi di piani di salvataggio e di riorganizzazione che ovviamente erano sottoposte alla obbligatoria sinergia tra i vari livelli periferici dello Stato. La deriva dello spirito di iniziativa e la blanda volontà politica hanno lentamente eroso ogni tipo di risorsa aziendale. Nonostante ciò i lavoratori si sono addossati il peso derivante dall’acquisto di nuovi bus promessi dal Comune ma mai finanziati per il valore di 4.800.000 euro ed hanno acconsentito alla cassa integrazione pur di far sopravvivere l’azienda. Con grandi sacrifici la gestione caratteristica degli ultimi due anni ha dato ai relativi bilanci un segno positivo. Ma il peso del pregresso ha inficiato tutti gli sforzi».
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