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Sigillati beni
a presunto membro
del clan Cordì

DIA

Beni per un valore di 13
milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Reggio
Calabria all’imprenditore Nicola Romano, 49 anni, di Antonimina,
ritenuto dagli investigatori legato alla cosca della 'ndrangheta
dei Cordì di Locri. Romano è stato coinvolto nel 2012
nell’inchiesta dei carabinieri chiamata 'Saggezzà dalla quale
era emerso il suo ruolo di di capo del locale di Antonimina. Tra
i beni sequestrati ci sono 4 aziende, 47 immobili e conti
correnti.(ANSA).
(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 29 MAG - L’imprenditore Nicola
Romano è stato rinviato a giudizio per i reati di associazione
per delinquere di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni.
Romano, secondo gli investigatori, attraverso le ditte di cui
era titolare, si è aggiudicato lavori nel settore dell’edilizia
pubblica nella Locride.
Il personale della Dia di Reggio Calabria ha compiuto
numerosi accertamenti patrimoniali nei confronti
dell’imprenditore. Gli investigatori hanno verificato le
modalità di acquisizione del patrimonio societario e personale
ed è emerso che Romano, negli ultimi anni, aveva incrementato in
modo esponenziale la propria attività, aggiudicandosi numerose
commesse pubbliche non solo in Calabria, ma anche in tutto il
territorio nazionale e nel Nord Italia.
Dalle verifiche della Dia di Reggio Calabria è emersa anche
una sproporzione tra gli investimenti effettuati da Romano
rispetto alle risorse lecite di cui poteva disporre.
Le quattro aziende sequestrate operano nel settore della
fabbricazione e commercializzazione del legno, nell’edilizia e
nell’agricoltura. Tra i 47 immobili ci sono 31 appezzamenti di
terreno per un’estensione complessiva di circa 22 ettari di
terreno coltivato, 7 appartamenti, un capannone adibito a
stabilimento industriale di circa 900 metri quadrati e diversi
magazzini e fabbricati rurali.(ANSA).

Beni per un valore di 13milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Reggio Calabria all’imprenditore Nicola Romano, 49 anni, di Antonimina, ritenuto dagli investigatori legato alla cosca della 'ndrangheta dei Cordì di Locri. Romano è stato coinvolto nel 2012 nell’inchiesta dei carabinieri chiamata Saggezza dalla quale era emerso il suo ruolo di capo del locale di Antonimina. Tra i beni sequestrati ci sono 4 aziende, 47 immobili e conti correnti. Romano è stato rinviato a giudizio per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni. Secondo gli investigatori, attraverso le ditte di cui era titolare, si è aggiudicato lavori nel settore dell’edilizia pubblica nella Locride. Il personale della Dia di Reggio Calabria ha compiuto numerosi accertamenti patrimoniali nei confronti dell’imprenditore. Hanno verificato le modalità di acquisizione del patrimonio societario e personale ed è emerso che Romano, negli ultimi anni, aveva incrementato in modo esponenziale la propria attività, aggiudicandosi numerose commesse pubbliche non solo in Calabria, ma anche in tutto il territorio nazionale e nel Nord Italia. Dalle verifiche della Dia di Reggio Calabria è emersa anche una sproporzione tra gli investimenti effettuati da Romano rispetto alle risorse lecite di cui poteva disporre. Le quattro aziende sequestrate operano nel settore della fabbricazione e commercializzazione del legno, nell’edilizia e nell’agricoltura. Tra i 47 immobili ci sono 31 appezzamenti di terreno per un’estensione complessiva di circa 22 ettari di terreno coltivato, 7 appartamenti, un capannone adibito a stabilimento industriale di circa 900 metri quadrati e diversi magazzini e fabbricati rurali.(ANSA).

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