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Rifiuti a tappeto, la città trasformata in discarica

 L’incubo è tornato. Alle porte dell’estate l’emergenza rifiuti trasforma ancora una volta la città in una “cartolina” inguardabile. Le parole dell’indignazione non bastono più. Reggio soccombe ancora una volta. I cittadini si ritrovano con la spazzatura sulle strade, sulla scia di immagini che troppe volte hanno fatto da corredo alle denunce, ai servizi giornalistici, alla rabbia e alla rassegnazione che minano il senso di appartenenza alla comunità. D’altronde, una città sommersa dai rifiuti mette in discussione l’identità dei suoi abitanti. La prima reazione è quella di fissare una linea di demarcazione per prendere le distanze da un territorio sporco che diventa ostile, inospitale, irriconoscibile. I danni sono incalcolabili. Basti pensare ai turisti che si affacciano sullo Stretto per le prime vacanze. Sono costretti a fare “dribbling” tra i sacchetti di spazzatura che giorno dopo giorno occupano le strade, come virus inarrestabili. Nulla di nuovo, scene già viste. Tanto che anche le parole hanno esaurito la capacità di scuotere e sensibilizzare le istituzioni (quali???). Il meccanismo, fragile e sempre in bilico, è di nuovo andato in tilt. La discarica di Pianopoli rallenta e un’intera regione si ritrova con i rifiuti sotto il naso. Alcuni Comuni lungimiranti (pochi) hanno investito sulla raccolta differenziata, limitando i danni delle emergenze che periodicamente soffocano la Calabria. Reggio è ancora in una fase primordiale. D’altronde la gestione commissariale, tra le macerie ereditate, si muove secondo criteri notarili che difficilmente possono fronteggiare crisi acute e radicate.

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