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Condannati Alfarano,
Leotta e Papandrea

 A distanza di 10 anni dal presunto tentato omicidio programmato contro Nicola Alfano, giovane cuoco di origine napoletana che risulta scomparso, ieri pomeriggio il tribunale di Locri ha condannato a complessivi 14 anni e 8 mesi di reclusione i tre imputati Denis Alfarano (5 anni e 8 mesi), Damiano Leotta (4 anni e 8 mesi) e Mauro Papandrea (4 anni e 4 mesi). I giudici del collegio penale (presidente Alfredo Sicuro, consiglieri Adriana Cosenza e Elisabetta Larosa hanno inoltre disposto che a pena espiata gli imputati siano sottoposti alla libertà vigilata per un periodo di 3 anni. Nel dispositivo il tribunale stabilisce una continuazione con la condanna subìta dai tre imputati nel processo principale, dove il gup distrettuale, nella sentenza del 6 novembre 2006, ha condannato Alfarano e Leotta a 12 anni e 4 mesi, e Papandrea a 10 anni e 4 mesi, per il reato di lesioni colpose ai danni di un poliziotto. Entrambi i fatti, secondo la ricostruzione della Procura di Locri, rappresentata dal pm Debora Rizza che ha concluso chiedendo 16 anni di reclusione ciascuno, vanno ricondotti alla sera del 26 novembre 2004, quando gli investigatori del commissariato di polizia di Siderno sono intervenuti a Monasterace per bloccare un presunto tentativo di omicidio contro un soggetto all’epoca non meglio identificato, che si trovava in compagnia della fidanzata. Il commando sarebbe stato composto da Alfarano quale autista e Leotta come sparatore, che si trovavano a bordo di una Lancia Thema, rubata alcuni giorni prima, sulla quale si trovava un sistema di intercettazione inserito per monitorare il proprietario. Papandrea avrebbe partecipato con la propria autovettura. All’intimazione dell’alt da parte della polizia, dalla Thema partivano dei colpi di arma da fuoco che andavano a ferire un poliziotto. Alfarano e Leotta sarebbero stati tratti in arresto a distanza di circa un anno nei pressi di Como. Nel frattempo, a fine dicembre 2004, il fratello di Nicola Alfano presentava una denuncia di scomparsa: da allora non si hanno più notizie di Alfano, che potrebbe essere rimasto vittima di un caso di “lupara bianca”. Il collegio di difesa ha chiesto l’assoluzione per i rispettivi assistiti, ritenendo che per i tre imputati non vi sia la certezza della individuazione. Secondo l’avv. Giuseppe Gervasi, per Alfarano, dagli atti emerge chiaramente che i componenti del commando nel momento in cui sono stati intercettati stavano effettuando una inversione rispetto al luogo dove stava la presunta vittima. L’avv. Russo, per Alfarano e Leotta, ha chiesto una valutazione della “confessione” nel complesso del quadro indiziario, dal quale emergono una serie di discrasie che saranno oggetto di appello. Per Papandrea ha concluso d’ufficio l’avv. Letiza Mazzà, chiedendo l’assoluzione.

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