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Un cappio per il
magistrato Ezio Arcadi

 Una corda di circa un metro di lunghezza legata a cappio sul cancello della sua abitazione di Roccella Jonica: nella tarda serata di giovedì scorso è stato questo il sinistro messaggio lanciato da ignoti malviventi al dott. Ezio Arcadi, da giugno scorso sostituto procuratore di Locri. Un magistrato con alle spalle una lunga, importante esperienza, iniziata proprio a Locri e proseguita a Rimini, Messina e Reggio Calabria. A denunciare l’accaduto ai carabinieri della compagnia di Roccella è stato lo stesso magistrato, il quale rientrando nella sua abitazione in contrada Lacchi a poca distanza dalla Statale 106, ha notato il cappio di corda sul cancello in ferro all’inizio del viale che conduce all’ingresso dello stabile. Sul posto poco dopo l’arrivo dei carabinieri della compagnia e della stazione di Roccella si è recata anche una volante della Polizia di Stato del commissariato di Siderno diretto dal vicequestore Vincenzo Cimino. Sul gravissimo gesto intimidatorio compiuto nei confronti del dott. Arcadi, al quale sono giunti numerosissimi attestati di solidarietà da parte dei colleghi reggini e calabresi oltre che dall’Amministrazione comunale di Locri, vige il massimo riserbo da parte degli investigatori dei carabinieri. Del caso, ovviamente, si occuperà per competenza territoriale la Procura di Catanzaro. Gli investigatori hanno sequestrato la corda per cercare elementi utili, e visioneranno anche i filmati di tutte le telecamere di video sorveglianza della zona Prima delle esperienze fatte a Rimini, Messina e Reggio Calabria, Arcadi aveva già ricoperto sempre a Locri e per diverso tempo e comunque fino agli inizi degli anni ‘90 il ruolo di pubblico ministero, sollevando il coperchio sulla tragica vicenda legata all’omicidio del brigadiere Carmine Tripodi, comandante la stazione dei carabinieri di San Luca, ucciso dalla ‘ndrangheta di San Luca il 6 febbraio 1985. In qualità, invece, di sostituto procuratore della Dda di Messina, Ezio Arcadi ha condotto numerose inchieste sulla mafia siciliana, tra cui le operazioni “Icaro” e “Montagna”, nonché l’importante “Messinambiente” sulle presunte irregolarità nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti. A Rimini, invece, il magistrato roccellese si occupò del processo a Vincenzo Muccioli, il fondatore del centro di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano. Diverse, inoltre, sono state le inchieste che Arcadi ha condotto sulla criminalità organizzata e sui sequestri di persona. A Locri non risulta che di recente si sia occupato di inchieste di ‘ndrangheta. Ai primi di agosto il dott. Arcadi è stato colpito da un gravissimo lutto: a soli 25 anni la figlia Chiara ha perso la vita in un terribile incidente stradale.

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