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I revisori dei conti snobbano il Consiglio

 I revisori dei conti devono essere allergici all’aula del consiglio comunale e a quelle della commissione bilancio. Non si spiegherebbero altrimenti le loro ripetute, insistite, ostinate assenze. Salvo dare credito alle ipotesi, avanzate dai banchi dell’opposizione, che si tratti di comportamenti sospetti. Massimo Ripepi, per esempio, ne è così convinto che durante l’ultima riunione della commissione l’ha fatto mettere a verbale. Sta di fatto che anche ieri sono stati attesi per tutta la seduta ma non si sono visti, benché fossero stati regolarmente convocati dal presidente dell’assemblea, Demetrio Delfino. Così il consiglio ha deliberato su alcuni riconoscimenti di debiti senza avere la possibilità di chiedere lumi ai revisori e dovendosi accontentare del parere formalmente espresso. La diserzione delle sentinelle contabili rimbalza continuamente nel dibattito. Il primo a prendere la parola è Rocco Albanese, lamentando l’eccessiva durata di cause «che costano al Comune un occhio della testa». Poi è la volta di Francesco Gangemi, che critica i commissari («perché non hanno trovato il tempo di riconoscere i debiti?»), non risparmia i revisori ed esorta tutti a ritrovare il senso del dovere. Dalla minoranza si inserisce Antonio Pizzimenti, proponendo un’inversione dell’ordine del giorno per discutere il punto riguardante le società in house aspettando l’arrivo dei revisori che magari “portano ritardo” come l’accelerato di Battipaglia nel film “Totò, Peppino e la dolce vita”. Il tentativo del consigliere viene stoppato dal presidente («è in discussione il primo argomento, magari dopo...») e successivamente stroncato dalla votazione. Ma D’Ascoli torna a coppe («abbiamo necessità di avere revisori e dirigenti in aula») e Delfino allarga le braccia: «Non possono andare a prelevarli personalmente». Ripepi: «Se non vengono è gravissimo». Ancora Delfino: «Stigmatizziamo il comportamento dei revisori». Gangemi cerca di mettere fine al ping-pong con un pertimente distinguo: «L’atto è valido a prescindere. Dopodiché confermo che i revisori e i dirigenti devono essere sempre in aula quando si discute di questa materia, anche per la tranquillità dei consiglieri rispetto ad eventuali contestazioni della Corte dei Conti. Qui, tuttavia, si tratta di eseguire sentenze giudiziarie e non dovrebbero esserci problemi». A latere del problema, è durissimo il giudizio di Gangemi sulla precedente amministrazione relativamente al lungomare di Gallico: «Ha cancellato la spiaggia». Al solito, ci pensa Castorina a far salire la temperatura dell’aula, tra una citazione letteraria e l’altra: «Vi paghiamo i debiti e vi lamentate...». Pizzimenti insorge, Sera prova a chiudere la polemica: «Troppe chiacchiere, è tempo perso...». Ripepi: «Ha ragione». Gangemi (ancora lui) ricorda agli scanzonati colleghi che l’atto va emendato con un chiaro riferimento alle eventuali responsabilità per maggiori spese. Quindi presenta l’emendamento e il consiglio approva. Nel corso della votazione per appello nominale interviene Lucio Dattola, capo dell’opposizione, rivolgendosi al campo del centrosinistra: «Al vostro posto non mi scandalizzerei per i debiti fuori bilancio. Tutte le amministrazioni ne producono da sempre. Mi stupisco del vostro stupore. Vi auguro di non lasciarne, ma ne dubito...». 

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