Svanito nel nulla. Scomparso. Non si hanno più notizie di Giuseppe Greco, l’ex boss di Calanna (cittadina preaspromontana alle porte di Reggio nord) diventato collaboratore di giustizia agli inizi del 2013. Ieri mattina era atteso in Corte d’Appello a Reggio (collegato in videoconferenza) in un processo per traffico di droga in cui figura anche lui sul banco degli imputati insieme ad altre due persone della Vallata del Gallico. I funzionari del servizio di protezione incaricati ad accompagnarlo al carcere romano di Rebibbia da dove si sarebbe dovuto collegare con il Tribunale di Reggio per deporre non l’hanno però trovato. Nessuna traccia, come se non ci vivesse più già da qualche giorno. La comunicazione dell’irreperibilità del pentito Giuseppe Greco è stata ufficializzata ieri mattina in Corte d’Appello con una nota dell’Ufficio centrale di protezione dei collaboratori di giustizia. Che contestualmente hanno avviato le ricerche sull’intero territorio nazionale, visto che da ieri grava su di lui il reato di evasione dagli arresti domiciliari. Della sua scomparsa sono stati informati anche i vertici della Direzione distrettuale antimafia di Reggio e il sostituto Giuseppe Lombardo, il magistrato che ha raccolto le sue prime dichiarazioni dopo averlo indagato e fatto condannare nel processo “Meta”. Massimo riserbo degli inquirenti sulla scelta dell’ex boss di Calanna di darsi alla fuga. Se si tratti di una fuga in piena regola o di una scelta forzata legata a una vendetta della ’ndrangheta reggina, i magistrati della Dda non privilegiano alcuna ipotesi. Di certo sembra scontato ormai definirlo un ex pentito della ’ndrangheta, ripercorrendo la scelta di pentirsi di essersi pentito assunta nel recente passato da un’altra “gola profonda” delle ’ndrine reggine, Nino Lo Giudice, il capo della famiglia mafiosa del rione Santa Caterina
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