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Aeroporto in bilico tra crescita e declassamento

 Uno scalo al bivio. Il Governo conferma la permanenza del Tito Minniti tra i 38 aeroporti di interesse nazionale, mentre Alitalia taglia il Milano, volo strategico. Come individuare in questo quadro dai contorni così confusi ruoli e prospettive? Mentre la politica continua a indignarsi, sempre troppo tardi, dal mondo accademico arriva una lettura in chiave scientifica. L’ing. Corrado Rindone dell’università Mediterranea traccia una disamina mettendo assieme tre diversi punti di vista: «L’utente che vorrebbe ridurre i costi di viaggio anche attraverso servizi adeguati alle proprie esigenze (es. la modifica dell’orario del primo volo per Milano comporterà un aggravio dei costi di viaggio per lavoro); l’Azienda Alitalia che vorrebbe aumentare i profitti, riducendo i costi (ad es. attraverso la concentrazione dei servizi a Lamezia); ed il ruolo dell'ente pubblico che dovrebbe garantire il diritto alla mobilità. L’Euro - pa ha inserito i due scali calabresi nella rete “Comprehensive” e non nella rete “Core”. Il Governo nazionale ha affidato un ruolo strategico a Lamezia ed ha classificato Reggio di interesse nazionale». Ma per quanto ancora? «I numeri attuali non ci consentono di essere ottimisti, i dati di traffico passeggeri mostrano una condizione al limite tra il nazionale e il regionale. Fra tre anni potremmo non rispettare i criteri dettati dal Piano nazionale degli aeroporti. In questi anni il trend è sempre stato al ribasso, in controtendenza con i dati nazionali che, nel 2014, hanno registrato un +4%. Ci si deve mettere d’accordo – considera Rindone – su cosa deve fare lo Stato e gli enti locali, cosa l'ente gestore Sogas. Se l’utente di Gioia Tauro preferisce Lamezia così come il messinese opta per Catania, ci si deve interrogare. Bisogna promuovere l’integrazione con lo Stretto e con la provincia di Reggio non solo in termini di infrastrutture ma soprattutto in termini di servizi, migliorando la connettività dell'aeroporto. Dobbiamo consentire agli utenti potenziali delle province di Reggio e Messina di raggiungere lo scalo con adeguati servizi intermodali di trasporto (gomma, ferrovia e mare), riducendo i costi di viaggio in termini monetari e di tempo». La priorità? «Sogas, come previsto dal piano nazionale, si deve dotare di un piano industriale a partire da un’analisi delle potenzialità di mercato in relazione alla posizione territoriale ed alla capacità aeroportuale. Nel corso degli anni il numero di voli si è sempre ridotto. Occorre rilanciare lo scalo in un’ottica di sistema. Come fare? La soluzione arriva dall'Europa, che promuove l'integrazione tra gli aeroporti, e dal piano nazionale che incentiva e promuove le forme di aggregazione». Il piano varato dal Governo «individua i parametri e le condizioni a cui è subordinata la qualificazione di aeroporto o sistema aeroportuale. Per gli aeroporti di interesse nazionale sono richiesti: ruolo ben definito dell’aeroporto all'interno del bacino, con una specializzazione dello scalo e una riconoscibile vocazione dello stesso, funzionale al sistema da incentivare; raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario, anche tendenziale, in un arco di tempo ragionevole; adeguati indici di solvibilità patrimoniale». A fronte di questi scenari ci sono scelte da fare: «Qual è il ruolo dell’aeroporto di Reggio a scala nazionale? Come rendere lo scalo attrattivo per nuovi vettori? Come integrare gli interessi di un aeroporto con quote societarie private (come quello di Lamezia) con quello a prevalenza pubblica (Reggio)? Si deve puntare solo all'accessibilità minima? O invece puntare alla crescita della mobilità e quindi alla competitività nel mercato? Occorre creare massa critica con il resto della Calabria e con parte della Sicilia?»

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