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Agenzia per i beni confiscati, ennesimo scippo per Reggio

 Entro l’anno Reggio e la Calabria tutta perderanno un altro punto di riferimento istituzionale: l’Agenzia per la gestione dei beni confiscati alla mafia. Il disegno di legge sul quale il governo vuole accelerare per l’approvazione punta alla riorganizzazione di tutto il settore dei beni confiscati e tra le misure c’è anche lo spostamento della sede principale dell’Agenzia da Reggio a Roma e in generale il cambio radicale della sua gestione. La decisione è contenuta in due righe del disegno di legge che intende modificare l’articolo 110 del codice antimafia. «In ragione del profilo più articolato dell'Agenzia la stessa viene posta sotto la vigilanza del presidente del Consiglio dei ministri e, conseguentemente, la sola sede legale viene fissata a Roma mentre la sede secondaria (e operativa) rimane a Reggio Calabria. Le attribuzioni, prima esclusive del ministro dell'interno, migrano ora in capo al presidente del Consiglio dei ministri». Inoltre saranno previste nuove assunzioni (si parla di 300 figure rispetto ai 100 impiegati attuali) «selezionando personale con specifica competenza in materia di gestione delle aziende e di accesso al credito bancario e ai finanziamenti europei». Il Governo, quindi, vuole potenziale l’Agenzia scegliendo il trasferimento a Roma della sede principale così facendo tenta di invertire la rotta di tutto il settore che fino al momento ha registrato una serie di intoppi che hanno causato un evidente rallentamento nel riutilizzo dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Di fatto la proposta di Rosy Bindi, che da anni chiedeva il trasferimento della sede principale da Reggio a Roma, verrà presto approvata. Il disegno di legge depositato alla Camera alla fine del 2014 e ora all’esame della commissione sarà approvato nei prossimi mesi e Reggio perderà il coordinamento dell’Agenzia. Un vero “scippo” per il già depredato territorio calabrese. L’Agenzia è nel mirino di alcuni parlamentari perché da parecchio tempo l’Ente non pubblica la relazione annuale sui beni confiscati, il recupero dei dati con quelli in possesso del ministero della Giustizia non è stato ancora concluso e non aveva attivato il processo di informatizzazione interno e lavorava con poche unità a fronte di una mole di beni altissima (soprattutto in Sicilia). Viene da chiedersi come mai il Governo non è intervenuto prima per sanare questa situazione: la carenza di personale è stata più volte denunciata dai vari direttori ma mai alcun provvedimento è arrivato. La sede principale di Reggio Calabria è stata abbandonata a se stessa e adesso sarà declassata, progetto questo che covava. Il piatto a cottura lenta sarà presto servito.

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