Applausi, lacrime, preghiere, sorrisi, sospiri. L'abbraccio caloroso della madre dei reggini è un copione immutato da secoli. Dietro la processione che accompagna la protettrice dall'Eremo al Duomo si abbattono gli steccati, la città si ritrova a condividere un percorso simbolico che la vuole unita, anche le se le rigide posizioni della vigilia (con le dichiarazioni del vescovo e la risposta del sindaco) richiederebbero un sforzo in più. Una Reggio che ieri ha affidato le sue speranze, la sua sete di riscatto alla Patrona che rispettando gli orari si è affacciata alle 8 sul sagrato della basilica salutata dai 21 colpi a salve sparati dalla Capitaneria di porto secondo una tradizione che quest’anno è stata rispolverata. La Madre che ha rivolto il suo sguardo verso i luoghi della malattia, della sofferenza. Le fermate con il Quadro rivolto verso l'ortopedico, verso il policlinico. E poi la delegazione dell'Azienda ospedaliera che ha voluto consegnare un fiore simbolo di quella devozione ancestrale con la preghiera di soccorrere e consolare, di confrontare. Una preghiera affinché la Madre dei reggini diventi faro per il territorio è arrivato anche dal presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, durante la sosta a palazzo Campanella. A piazza del Popolo la consueta cerimonia i frati Cappuccini “consegnano” il venerato quadro all’Arcidiocesi. Ed è il momento in cui anche la politica accoglie il ritorno del quadro della Madonna. In quest’atmosfera il vescovo mons. Giuseppe Fiorini Morosini lancia il suo messaggio, un appello alla Reggio che ieri ha rinnovato il suo voto di devozione: «Chiediamo che alla Madonna come momento di grazia per la città». Cita i passi del Vangelo il presule e lancia un invito: «Reggio apriti a ciò che la Madonna può rappresentare, apriti per capire qual’è la strada del tuo vero bene, apriti a considerare i tuoi mali che ogni anno ti ritrovi tra i piedi, mali da cui non sai e non vuoi uscire, apriti a considerare il disorientamento della gioventù che scoraggiata fugge da te per trovare sicurezza altrove. Apriti Reggio alla riconciliazione sociale e politica, solo con la collaborazione di tutti si costruisce futuro. Apriti ancora di più come stai già facendo all'accoglienza amorevole di tanti nostri fratelli che approdano al nostro porto, apriti al futuro con speranza, individuando ciò che veramente giova a questo popolo». Poi ci si avvia verso le strade del centro storico, la parte più facile e salottiera della processione tutto fila liscio. La soluzione praticata con i cantieri del Corso non ha generato alcun problema. Qualche sbavatura solo per il cerimoniale, se lo scorso anno la classe istituzionale in un momento di confusione si era ritrovata davanti alla Vara, quest’an - no ha seguito un po’ distante la venerata effigie, una distrazione organizzativa che qualcuno ha letto come una scia di polemica. Le brevi fermate della Vara sono scandite dalla fatica dei portatori che hanno attraversa il Corso tra due ali di folla, fino al Duomo dove l’ingresso trionfale in Cattedrale (che segue un percorso diverso per via dei lavori) è accompagnato dall’acclamazione urlata al cielo “Oggi e sempre: viva Maria”.
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