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Ammazzato a colpi di
lupara come il padre

Ucciso, in modo barbaro e spietato come solitamente i killer della criminalità organizzata fanno con i boss della ‘ndrangheta, come avevano fatto col padre circa 4 anni e mezzo fa: a colpi di fucile da caccia caricato a pallettoni, davanti alla sua abitazione. Così ieri mattina verso le 2, verosimilmente qualche manciata di minuti prima che scattasse l’ora legale, è stato assassinato a Riace Ernesto Ienco, di 31 anni, muratore e autista, sposato e padre di due bambini ancora in tenera età. Il fatto di sangue si è verificato alla periferia di Riace Marina, in contrada Iannino, una zona collinare piuttosto isolata, situata a monte della ferrovia ionica e della Statale 106, e raggiungibile con difficoltà con auto normali, per le condizioni delle strade in parte neppure asfaltate. Sempre a Riace, anche se in un’altra zona periferica, a fine marzo del 2011 fu assassinato il padre del giovane, Nicola Ienco, piccolo imprenditore edile. Anche l’omicidio di Nicola Ienco si verificò davanti all’abitazione della vittima. Un agguato, insomma, in piena regola come accaduto ieri ai danni del giovane Ernesto. Appena scattato l’allarme sul luogo dell’omicidio si sono recati gli investigatori dei carabinieri del Gruppo Locri e della compagnia di Roccella Jonica, diretti rispettivamente dal colonnello Pasqualino Toscani e dal capitano Antonio Di Mauro, e i militari della stazione di Riace. Sul luogo del delitto pure il titolare delle indagini, il dott. Ezio Arcadi della Procura di Locri e il medico legale, dott. Pietro Tarzia. Dalle prime verifiche è emerso che la vittima è stata raggiunta da distanza ravvicinata da diversi colpi di fucile da caccia di grosso calibro (probabilmente calibro 12) in diverse parti del corpo: torace, fianco e collo. Tre o quattro micidiali scariche di lupara, che non hanno dato scampo a Ernesto Ienco: il decesso del giovane è stato immediato.

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