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L’auto fu sabotata, volevano eliminare Di Landro

L’auto fu sabotata, volevano eliminare Di Landro

 La verità sul sabotaggio (qualcuno aveva allentato tre bulloni della ruota anteriore sinistra) dell'auto di servizio del procuratore generale Salvatore Di Landro. Una delle tante pagine oscure di quel 2010 consegnato agli archivi con l’etichetta di “annus horribilis” sul fronte delle intimidazioni ai magistrati reggini scandite dalle bombe e dai messaggi di morte. A gettare un fascio di luce su un episodio inquietante di quella stagione segnata da una vera e propria strategia della tensione è oggi un provvedimento del Gip di Catanzaro Giuseppe Perri. All’esito dell’udienza camerale fissata a seguito dell'opposizione del procuratore generale Di Landro all’archiviazione del procedimento in ordine al reato di tentato omicidio, il Gip Perri, condividendo pienamente quanto dedotto dalla parte offesa, rileva che «emerge incontrovertibilmente il carattere doloso dell'azione posta in essere ai danni del magistrato reggino». Nonostante tutto, però, il giudice è costretto ad arrendersi e disporre l’archiviazione del procedimento in quanto «gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di individuare gli autori del misfatto, né si rilevano attività integrative utili in tal senso, per come implicitamente riconosciuto anche dall'opponente che, su questo aspetto, non indica concrete e proficue investigazioni suppletive».

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