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Legge Urbanistica, perplessità
di Ance e Unindustria

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"Gli imprenditori del settore edile e gli industriali calabresi, con lo spirito costruttivo che contraddistingue da sempre la loro azione, ritengono doveroso esprimere un giudizio franco sulla Legge urbanistica appena presentata, partendo dalle oggettive criticità emerse dal provvedimento proposto dall'assessore al ramo e approvato dal Consiglio regionale". Lo sostengono, in una nota congiunta, i presidenti di Ance Calabria, Francesco Berna, e di Unindustria Calabria, Natale Mazzuca. "Occorre tener conto dei presupposti con cui la Regione ha proceduto all'aggiornamento di questa normativa - si legge nel documento - di fondamentale importanza per le attività di programmazione e indirizzo proprie del governo regionale ed ancor di più per le amministrazioni locali, per i professionisti e per il mondo delle imprese. Innanzitutto bisogna partire dall'assunto che il vecchio strumento urbanistico, risalente al 2002, si era rivelato negli anni fallimentare, come dimostra il fatto che poco più di venti Comuni si fossero dotati di un proprio piano strutturale, e tra questi nessuno dei grandi centri della regione. Inoltre, la legge sarebbe scaduta il 31 dicembre 2015 e in un Paese abituato a procedere secondo la logica della proroga, l'intento di rispettare i tempi è stato lodevole. Tuttavia il provvedimento, così come approvato dal Consiglio regionale, presenta criticità e limiti che richiedono modifiche in tempi brevi". Berna e Mazzuca riconoscono "il valore di fondo della legge che, puntando allo snellimento delle procedure amministrative, si prefigge l'obiettivo di rendere più semplice e breve il varo dei Psc. Inoltre merita di essere valutata positivamente la filosofia della rigenerazione e della riqualificazione urbana, che va nell'unica direzione in grado di sostenere l'edilizia, e ancora il 'consumo zero' di suolo, mediante l'abbattimento e la ristrutturazione degli immobili, nonché la mitigazione del dissesto idrogeologico. Ma, al tempo stesso, non si può non richiamare la paralisi che, in questo momento, viene a determinarsi a causa della decadenza delle destinazioni d'uso. In particolare, il sostanziale ritorno a destinazione agricola delle aree D e F, preclude ogni opportunità di realizzazione di insediamenti produttivi, siano essi direzionali, industriali, commerciali o turistici. Solo per fare degli esempi, in questo momento non possono essere realizzati né impianti sportivi, né strutture di assistenza socio-sanitaria per anziani. Tutto ciò rischia di arrecare un ulteriore danno all'economia calabrese, già provata da una lunghissima crisi, soprattutto nel campo dell'edilizia. Un comparto, quest'ultimo, che storicamente e ancora oggi incide in maniera significativa sulla produzione della ricchezza interna calabrese. Per queste ragioni, gli effetti della nuova LUR finirebbero per tramutarsi in un vero e proprio boomerang. La programmazione del territorio non può non tener conto delle occasioni utili a creare economia e sviluppo aiutando il mondo delle imprese a ricercare opportunità di crescita stimolando l'occupazione. Abbiamo preso atto della volontà del governatore Oliverio di non considerare questa legge 'una bibbia', segno di una disponibilità ad apportare le modifiche e i correttivi necessari. Ma non possiamo non sottolineare due aspetti che, per quanto riguarda le categorie produttive che rappresentiamo, sono decisivi. La legge urbanistica va modificata subito. Occorre garantire una corsia preferenziale sia in giunta che in consiglio regionale perché in breve tempo potrebbero prodursi conseguenze irreparabili per l'economia calabrese". "Nella stessa misura e con la stessa urgenza - concludono Berna e Mazzuca - occorre recuperare il metodo del confronto e dell'ascolto con i Comuni, il mondo delle professioni e le associazioni di categoria perché dal coinvolgimento degli stakeholder passa il varo di una normativa più condivisa e, dunque, complessivamente più efficace".

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