Palmi
Un autentico bagno di folla. Impossibile dire quante migliaia fossero ieri a seguire in strada e a sostenere lo sforzo incredibile degli ‘mbuttaturi, a trepidare per l’Animella in cima ad una macchina praticamente unica, a sottolineare con uno scrosciante e prolungato applauso l’apparizione, a scasata conclusa di uno striscione nelle mani del Padreterno con il quale tutti, idealmente ovunque, hanno voluto manifestare solidarietà alle tante vittime del terremoto che nei giorni scorsi ha devastato l’Italia centrale. La Varia è anche questo. È insieme festa e storia di popolo. Di più.L’edizione dell’anno del Giubileo della Misericordia per la Varia è stata come non mai un’esperienza unica, coinvolgente, difficile da raccontare perchè per farlo c’è un solo modo: viverla. È un meraviglioso caleidoscopio di forme e colori che non può essere assorbito dalla mera cronaca di una scasata.
La Varia non è soltanto un carro allegorico ma un modo di essere; la Varia è indole, essenza, istinto, struttura, temperamento. È intensa partecipazione, tripudio di devozione e pietà popolare, coraggio, eccitazione, icona che sa riannodare il legame con i propri usi e costumi, rinnovare un’identità, la Varia è la summa delle tradizioni di una comunità.
L’appuntamento di ieri pomeriggio, che ancora una volta ha fatto di Palmi il potente catalizzatore di migliaia di fedeli, devoti, semplici curiosi, appassionati e visitatori occasionali ha rappresentato l’apice di qualcosa di unico che va assaporato giorno per giorno, in tutte le sue funzioni, i suoi rituali che ripercorrono le origini della festività: il culto della Madonna della Lettera, la rievocazione dell’arrivo del Sacro capello, quel filo sottile che lega i palmesi con Messina, gli uomini di mare, le fatiche dei bovari, la sapienza degli artigiani, la forza dei carrettieri, la saggezza dei contadini.
Bisogna vivere le serate della vigilia, le pacche sulle spalle, le ansie, le incertezze, l’amore per la propria terra, il senso di appartenenza, le feste, le bevute con gli amici, i calici che si toccano, i cori e gli sfottò tra corporazioni rivali fino a notte inoltrata. Un appuntamento sempre eccezionale che si conclude riuscendo nello splendido miracolo che provvede a unire quanti prima erano divisi, a rinsaldare i legami, a placare i malumori, a metter gli animi d’accordo sotto un unico segno. Perché la Varia è armonia, è vincolo, è affiatamento solidarietà, fratellanza. E niente può comprometterla.
Non a caso, in questi anni così difficili è stata l’unica manifestazione uscita indenne dallo scandalo processioni. Non è annoverata tra le funzioni religiose ma in sostanza lo è più di ogni altra manifestazione. No, non è una processione, è corsa folle e vorticosa verso l’infinito. La Varia non è litania ma inno al cielo senza intermediari. Pregna com’è di quel misticismo misto a folklore che esalta lo spirito e avvicina l’uomo a Dio, fin dalla notte dei tempi e dalle più arcane celebrazioni. Non è soggetta a prescrizioni vescovili, non ha limiti di tempo, non può fare inchini se non quelli dell’animella volteggianti nel firmamento. Non può fare soste se non quella davanti allo sterminato mare della Costa Viola per concludersi al centro del cuore pulsante della città. È incline a elementi danzanti, a musica, a sudore, ad esaltazione ed esplosione di sentimenti, a colori, estasi. Tutto ciò è ancora in grado di elevare lo spirito al divino in un mondo alienato dal progresso e oppresso dal materialismo.
La Varia ama gli eccessi, la passione, la forza, la complessa commistione di modi di essere diversi. Drappi damascati brillano esposti ai balconi, bambini sulle spalle, decine e decine di giornalisti, operatori televisivi in attesa, migliaia di persone che si accalcano. Ognuno in trepida attesa dello sparo di cannone.
Le 19 sono trascorse da una decina di minuti: in lieve (e comprensibile) ritardo sul programma la Varia scasa, vola lungo le “ciappe” di corso Garibaldi, l’animella, la piccola Silvia Scarfone, dall’ “Arangiara” benedice con il segno delle mani i fedeli, le strade, gli angoli della città, la piazza principale. Tutt’intorno è un’ovazione, dai piani più alti la gente tende le braccia, l’incoraggia; sotto la folla è stipata, gli sguardi impietriti. Fino all’affaccio verso quel mare sterminato, poi si torna indietro.
Il Padre, Pino Ciappina, la rassicura, le sussurra parole di conforto, saluta. Si torna indietro, una nuova esultanza pervade l’aria. Si, questa è la Varia che proietta Palmi verso il futuro. Non è la fine di un evento ma l’inizio di una ripartenza all’insegna dell’entusiasmo di quel pugno di minuti.
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Ripagati gli immensi sforzi profusi
Organizzazione impeccabile
Autentica festa di popolo. La Varia è questo grazie anche gli sforzi di una “macchina” organizzativa che ha girato al meglio. Impeccabile il servizio d’ordine garantito da forze di polizia, Vigili urbani e protezione civile. Oltre alle vie di fuga sono stati approntati specifici percorsi di raccordo con le aree di sosta collegate da navette. Fortunatamente poco impegnati anche sanitari e parasanitari dispiegati per l’occasione: Croce rossa e medici volontari con sei ambulanze ognuna con due-tre medici e 4 infermieri. Prevista pure una postazione per l’elisoccorso. Alla fine l’elicottero si è levato in volo: un veloce “passaggio” sulla piazza gremita di persone per un saluto. Presente l’assessore regionale Roccisano, il sindaco della Città Metropolitana Falcomatà e le massime autorità dell’area. I sindaci di Palmi e Gioia, fascia tricolore indosso, hanno fatto l’intero percorso assieme, segno della ritrovata intesa tra due città separate da soli 8 chilometri ma a volte assai... distanti. La Varia fa anche questo!
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