Anche Villa al centro del primo maxiprocesso a mafia, politica, borghesia, logge segrete: l’apertura della Perla dello Stretto nel luglio 2015 ha rappresentato l’iceberg dell’inchiesta “Fata Morgana”, uno stralcio della quale è confluito nel procedimento che di operazioni della Procura ne contiene ben cinque da “Mammasantissima” ad “Alchemia”.
La città ha appreso dalla carta stampata, il 31 dicembre, che l’ex sindaco Antonio Messina è tra i destinatari dell’avviso di conclusione indagini, forse ancora non notificato a Messina visto che ha passato fuori le vacanze di fine anno.
Questa la contestazione: «Messina Antonio, Chirico Giuseppe, Romeo Paolo, Miceli Antonino; del delitto previsto e punito dagli art. 81 cpv, 110, 319 c.p. 7 L. n. 203/91, in concorso tra loro e con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso. Messina Antonio, in qualità dapprima di vicesindaco ed assessore alle finanze, quindi di sindaco del comune di Villa San Giovanni compiva plurimi atti contrari ai doveri del proprio ufficio, violando i doveri d’imparzialità che gli sono propri, dapprima sollecitando – su indicazione del Romeo – il sindaco pro tempore La Valle al fine di velocizzare le richieste di accesso agli atti formulate da Antonio Miceli quale presidente del Consorzio dei commercianti della Perla dello Stretto, al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie all’apertura al pubblico del rinnovato centro commerciale»
«Quindi – prosegue l’ordinanza – sollecitando il comandante dei Vigili urbani e il dirigente dell’Ufficio Tecnico ad una celere definizione delle procedure affidate ai rispettivi uffici, al fine di ottenere in tempi celeri il rilascio delle licenze ed autorizzazioni necessarie all’apertura al pubblico della Perla dello Stretto; e cosi operava, in ragione della promessa ottenuta dal Miceli Antonino, Chirico Giuseppe e Romeo Paolo di fare assumere presso il supermercato avviato dalla Soral srl lavoratori dallo stesso Messina segnalati, anche in ragione degli impegni in tal senso assunti durante la campagna elettorale per la sua elezione a sindaco. Fatti aggravati in quanto consumati al fine di agevolare l’infiltrazione della ’ndrangheta reggina nel settore della grande distribuzione alimentare; ed in particolare, l’interesse dell’associazione criminale, volto a garantire al Romeo la possibilità di governare le dinamiche connesse alla riapertura della Perla dello Stretto».
Un’ipotesi accusatoria conosciuta, per quanto non nei particolari, dal 26 maggio scorso. Allora, dopo una prima indiscrezione su voto di scambio, si apprese che il primo cittadino e il responsabile dell’Ufficio tecnico ed ex consigliere provinciale Franco Morabito erano indagati per corruzione di pubblico ufficiale, in concorso, aggravata dall’art. 7 (ossia realizzata al fine di agevolare l’associazione mafiosa). Morabito non risulta destinatario di alcun avviso.
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