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Operazione Buena Ventura
ecco i nomi degli arrestati

Operazione Buena Venturaecco i nomi degli arrestati

"Un'organizzazione estesa su tutto il territorio nazionale con forti agganci transnazionali in Colombia, soprattutto, ma anche in Ecuador e Perù, capace di introdurre in Italia non meno di 35 chilogrammi per volta di cocaina". Lo ha detto il capo della Dda di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, intervenendo alla conferenza stampa in Questura per illustrare i particolari dell'operazione 'Buena Ventura' eseguita dalla polizia di Stato. "Al vertice del cartello criminale - ha proseguito de Raho - le cosche della 'ndrangheta della ionica, i Morabito-Bruzzaniti ed i Palamara di Africo, un cui esponente, Giovanni Palamara, era ormai diventato un ospite 'fisso' in Colombia e godeva di grande fiducia da parte dei vari cartelli dediti al traffico internazionale di stupefacenti". "E' stata un'operazione - ha commentato il questore Raffaele Grassi - che sottolinea ancora una volta la capacità della 'ndrangheta e dei suoi referenti criminali su tutto il territorio nazionale, di essere organizzazione privilegiata da parte dei narcos dei vari Paesi centroamericani, tant'è che suoi esponenti di particolare 'prestigio' criminale usavano soggiornare lunghi periodi in Colombia, come Giovanni Palamara". "Da tempo - ha detto il dirigente della squadra mobile Francesco Rattà - eravamo sulle tracce di questa organizzazione criminale, riuscendo in due occasioni anche a sequestrare ingenti quantitativi di cocaina. In un caso scoprimmo addosso ad uno dei trafficanti centinaia di bustine confezionate legate attorno alle sue gambe con nastro adesivo, lasciando ai ginocchi libertà di movimento". Tra i destinatari della misura cautelare in carcere anche il colombiano Carlos Eulogio Esquivel Lozada, residente nel Paese mesoamericano ed in attesa di essere estradato. Dei diciotto arrestati, secondo quanto disposto dal gip Adriana Trapani, quattro sono finiti agli arrestati domiciliari. Si tratta di Luigi Sivitilli, di Pescara; Christian Alberoni, di Bologna; e dei fratelli Rocco e Marco Cannata, ritenuti responsabili solo di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.(A.A.)

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