Verso la resa dei conti. La Procura distrettuale antimafia di Reggio ha chiuso l’indagine “Cumbertazione”, l’operazione della Guardia di Finanza che ha inferto un duro colpo alla holding imprenditoriale-mafiosa capace di truccare ad arte le gare d’appalto grazie alla connivenza di un cartello di imprese. Sono 47 le persone destinatarie del provvedimento dei Pm di Reggio, facendo scattare a favore degli indagati (dal giorno dell’avvenuta notifica) i tradizionali 20 giorni di tempo per controbattere alle conclusioni degli inquirenti e «presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine».
Il gruppo sotto accusa operava nel Reggino (nella Piana di Gioia Tauro soprattutto), in Calabria (sull’asse Cosenza-Catanzaro-Reggio), in Sicilia, a Roma, nel centro-nord Italia. Almeno una sessantina le aziende, secondo la ricostruzione degli inquirenti, che rispondevano ai meccanismi del gruppo Bagalà e ai voleri della cosca di ’ndrangheta Piromalli, conquistando appalti pubblici a mani basse; mentre in stretta sinergia operavano i “Muto”, il clan dell'Alto Tirreno Cosentino che dal monopolio del pesce era riuscito a scalare altri lucrosi ambiti imprenditoriali, e i “Lanzino-Ruà” di Cosenza.
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