Tradito dalla tentazione di incontrare la moglie, la donna che amava. Anzi l’ennesimo incontro, programmato per la notte tra domenica e lunedì, gli è stato fatale. Si è conclusa così la latitanza di Giuseppe Facchineri, 47enne boss emergente di Cittanova. I Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria l’hanno scovato proprio al rientro dall’appuntamento galante. Si nascondeva in una appartamento di edilizia popolare a Cittanova, la città roccaforte della sua famiglia.
Un blitz da manuale quello effettuato alle ore 3.45 di lunedì. Messa in sicurezza l’area del covo è scattata l’azione dei segugi dell’Arma - i Carabinieri di Taurianova, i “Cacciatori” e il nucleo elicotteri di Vibo Valentia - dopo ore trascorse nascosti nel buio, protetti dall’oscurità. Gli “invisibili” dello Stato hanno fatto irruzione nell’appartamento appena avuto il via libera della Procura distrettuale antimafia di Reggio, che coordinava le indagini dell’operazione “Alcova”. Giuseppe Facchineri stava dormendo; era solo e non ha potuto, né tentato, resistenza.
Il personaggio
Personaggio di spicco dell’omonima cosca di ’ndrangheta di Cittanova, Giuseppe Facchineri. Sul suo conto numerosi precedenti: associazione mafiosa, omicidio, strage, rapina, porto abusivo di armi, violenza e minaccia a Pubblico Ufficiale, furto aggravato, ricettazione, oltre alla misura accessoria della sorveglianza speciale. Era in fuga dal gennaio 2016, quando scelse di sottrarsi al probabile arresto vista la gravità della posizione processuale emersa a suo carico all’indomani di una drammatica udienza in Tribunale a Palmi nella quale si era scagliato, minacciandola di morte, una delle sue vittime. Facchineri si trovava ai domiciliari ad Arezzo, lontano dalla sua Cittanova dove incuteva terrore: si diede alla fuga, disertando il rientro a casa.
L’escalation
Le vicissitudini giudiziarie più recenti di Facchineri risalgono al 2014, quando era finito in manette insieme alla madre e al fratello, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per estorsione e rapina in concorso aggravate. Le indagini, inizialmente coordinate dalla Procura di Palmi e trasferite «per competenza» alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio, erano state avviate dopo una perquisizione di un personaggio sospetto della Piana di Gioia Tauro: in casa i militari gli hanno rinvenuto un’agenda e alcuni documenti contabili riconducibili a rapporti economici con componenti della famiglia Facchineri. Era una sorta di “libro mastro” dei Facchineri. Per gli inquirenti era «la prova» delle richieste estorsive, derivanti dalla vendita di dieci bovini (per un importo di 10.000 euro) nel 2009. Chi acquistò, pur avendo regolarmente pagato la somma concordata, era finita nella morsa del clan, subendo «continue richieste di denaro a titolo di pretesi interessi sul pagamento del bestiame acquistato». La stessa persona che ha denunciato i Facchineri in Tribunale e che ha subito gli strali del boss prima di darsi alla macchia. Una vicenda che nell'estate 2016 comportò la condanna del Tribunale di Palmi a 7 anni di reclusione.
La fuga
In carcere, dal 2014, rimase pochi mesi Giuseppe Facchineri, graziato dai Giudici che gli concessero gli arresti domiciliari presso l’abitazione di alcuni familiari in provincia di Arezzo. Avviato il processo che lo vedeva sul banco degli imputati, la sua posizione si aggravava udienza dopo udienza dopo le testimonianze che si sono susseguite indicandolo come al centro del quadro accusatorio. Prevedendo di subire una pesante condanna, e il rientro in galera, scelse di scomparire nel nulla. Era il 16 gennaio 2016. Da allora la fuga, la macchia e la cattura per amore della notte scorsa.
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