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Uomini di ’ndrangheta, rinunciate al crimine

Uomini di ’ndrangheta, rinunciate al crimine

L’affondo contro la ’ndrangheta è netto. Le parole scelte inequivocabili. L’obiettivo individuato senza tentennamenti. La via di uscita tracciata in maniera chiara. «Siamo stanchi in Calabria di celebrare riti e processioni (Misteri, Via Crucis, Affruntate) quando sappiamo che sul nostro territorio non c’è la liberazione che la Pasqua di Cristo ci ha portato, e che voi pensate di poterci negare, o di impedirci di vivere sino in fondo: nessuna azione di morte sarà per sempre! Nessuna parola di morte risuonerà più forte di quella del Risorto! Non dimenticatelo! Anche per voi può essere giunta l’ora della conversione: andate anche voi a dire che Gesù è risorto. Ma ditelo con la vita, rinunciando al crimine!».

Il messaggio pasquale rivolto alla comunità della diocesi di Reggio-Calabria Bova dall’arcivescovo monsignor Giuseppe Fiorini Morosini è di quelli destinati a lasciare il segno. Il Pastore della Chiesa reggina si rivolge in maniera diretta «agli uomini della ’ndrangheta e della malavita organizzata»: a loro pone in maniera decisa «la domanda forte che sale, accorata, dal nostro territorio: quando, anche voi, diventerete annunziatori e seminatori di vita e costruttori di un futuro definitivamente affrancato dalle «ombre della morte»?

Un interrogativo che specie in queste ore nelle quali viene celebrato il mistero della Resurrezione, spesso accompagnato - e preceduti - da manifestazioni nelle quali fede, devozione, tradizioni popolari e folklore si miscelano in un tutt’uno diluendo il senso autentico e il significato più intimamente religioso della ricorrenza. Il rischio è che tra rappresentazioni e rievocazioni si confonda, per usare le parole pronunciate dallo stesso arcivescovo Fiorini Morosini in occasione dell’omelia della Messa In Coena Domini il dover fare memoria con il più semplice (e comodo) ricordo. Si guardi, cioè, soltanto a ciò che è stato senza che, invece, si declini la forza di quel ricordo nell’agire quotidiano di ciascuno.

Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini nel suo messaggio si rivolge anche «ai seminatori di morte attraverso la droga e la prostituzione. Rivolgo la supplica a ricordarsi che le persone tenute schiave dell’una e dell’altra, potrebbero essere i loro figli, le loro sorelle e madri. Anche per voi fratelli che vi macchiate di questi crimini - ha aggiunto - Gesù è morto ed è risorto: ritrovate la luce, e siate anche voi promotori di vita!».

L’arcivescovo lancia, inoltre, la sua esortazione pure «a chi ha responsabilità politiche, economiche e sociali». A queste persone, ha scritto, «mi permetto di rivolgere l’invito a gestire le nostre risorse umane ed economiche in vista del bene comune, per dare speranza al territorio, creando lavoro e benessere, curando la sanità, prendendosi cura dei più deboli, garantendo ad ognuno il rispetto della persona, senza far ricadere le colpe dei padri sui figli».

Una parola è spesa pure «per i carcerati». Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini desidera in proposito far proprie le parole di Papa Francesco, esortando i detenuti «a guardare a Gesù risorto e, perciò, alla possibilità di redenzione e di rinnovamento che Dio non nega a nessuno».

L’ultimo augurio è collettivo, per l’intera comunità: «la Pasqua ci liberi dal male, che è la vera schiavitù dell’uomo, perché tutti sappiamo sorridere alla vita, pieni di fiducia e di speranza».

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