Una «cellula criminale» all’interno dell’Anas, la più grande stazione appaltante italiana chiamata a gestire miliardi di euro di appalti pubblici. Di questo si è occupata, per quasi due anni, un’inchiesta della procura di Roma. Ed ora 40 persone fisiche e 15 società rischiano di finire alla sbarra per un giro di tangenti da centinaia di migliaia di euro.
I pm di Roma Maria Sabina Calabretta e Mariarosaria Guglielmi, a conclusione degli accertamenti che hanno permesso di scoperchiare quello che all’indomani di 19 arresti fu definito un «sistema corruttivo collaudato e per nulla episodico» finalizzato all’aggiudicazione di appalti, ad abbreviare i tempi di pagamento ed a sbloccare contenziosi penali, hanno depositato gli atti. Si tratta della procedura che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio degli indagati.
Pesanti i reati contestati. A seconda delle singole posizioni si va dall’associazione per delinquere alla corruzione, dalla turbativa d’asta al voto di scambio, dalla truffa all’abuso d’ufficio. Figura apicale attorno al quale, per l’accusa, ruotava il giro di mazzette era Antonella Accroglianò, la “Dama Nera”, potente ex Capo Coordinamento tecnico amministrativo Anas. Tra gli indagati anche gli ex dirigenti e funzionari Oreste De Grossi, Antonino Ferrante, Sergio La Grotteria e Giovanni Parlato, in seguito tutti licenziati, come la Accroglianò. Le tangenti, nel linguaggio dei pubblici ufficiali Anas corrotti, erano “topolini” o “i libri”, “le ciliege” o “i medicinali antinfiammatori”.
A rischiare il processo, tra gli altri, gli imprenditori Concetto Bosco e Domenico Costanzo, interessati ai lavori di adeguamento strutturale e messa in sicurezza dell’Itinerario Basentano, l’ex sottosegretario alle Infrastrutture il reggino Luigi Meduri (Governo Prodi), ritenuto intermediario degli interessi delle imprese Tecnis spa e Cogip in cambio dei quali avrebbe ottenuto dalla Accroglianò la promessa di assunzione di due persone da lui segnalate.
Secondo l’iniziale tesi accusatoria, sostenuta dalla Procura di Roma e dagli investigatori delle Fiamme Gialle, Luigi Meduri, sarebbe stato il trait d’union tra gli imprenditori e i manager Anas che avrebbero intascato le tangenti per il rapporto privilegiato, scandito da «reciproche richieste di utilità», con la potentissima manager Antonella Accroglianò. La “dama nera” che pochi giorni dopo l’arresto nell’omonima operazione ha ammesso il suo ruolo, nevralgico, nel capillare circuito corruttivo avviando una devastante collaborazione con i magistrati capitolini.
L’accusa di voto di scambio è contestata ad Accroglianò in relazione all’assunzione di Pasquale Perri in cambio del sostegno elettorale che quest’ultimo, è detto nel capo di imputazione, avrebbe dato e promesso presso terzi in favore del fratello, Galdino Accroglianò, alle elezioni della Giunta Regionale della Calabria, del novembre 2014.
Caricamento commenti
Commenta la notizia