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Favorirono il latitante Matacena, scontro sull'aggravante mafiosa

Favorirono il latitante Matacena, scontro sull'aggravante mafiosa

È scontro in Tribunale a Reggio sulla contestazione dell’aggravante mafiosa a carico dell’ex ministro Claudio Scajola, coinvolto nell’inchiesta “Breakfast” perchè avrebbe favorito il progetto di fuga all’estero dell’ex parlamentare Amedeo Matacena, gravato da una condanna definitiva a tre anni di carcere per concorso esterno in associazione di ’ndrangheta. Dopo la contestazione aggiuntiva avanzata in dibattimento dal procuratore aggiunto di Reggio, Giuseppe Lombardo, ieri si registrata la replica dei difensori di Claudio Scajola, anche lui presente in Tribunale.

I legali hanno infatti evidenziato come «l’aggravante mafiosa fosse stata già contestata dall’accusa in sede cautelare tre anni e mezzo fa e sulla quale il Gip ha rigettato». Aggiungendo: «Il provvedimento del Gip non può essere modificato da nessuno. È insindacabile». Sono quattro le persone sul banco degli imputati nel processo “Breakfast” in piena fase dibattimentale davanti al collegio presieduto dalla dottoressa Natina Pratticò. Oltre all’ex “uomo forte” di Forza Italia, Claudio Scajola, ci sono l’ex moglie dell’armatore Amedeo Matacena; Maria Grazia Fiordalisi, la segretaria dei coniugi Matacena-Rizzo; e Martino Politi da sempre collaboratore di fiducia della famiglia Matacena. Tutti e quattro accusati dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio di aver favorito la latitanza di Matacena, ad oggi a Dubai dove continua a vivere da uomo libero ma di fatto impedito a rientrare in Italia dove finirebbe in galera, e di averlo sostenuto nel piano di occultamento del patrimonio per sfuggire alle inevitabili misure patrimoniali.

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