Pentiti della ’ndrangheta calabrese e della mafia siciliana, boss che hanno saltato il fosso, persone informate sui fatti, ufficiali ed agenti di Polizia giudiziaria dal passato operativo. Sono circa 150 i testimoni che dovrebbero essere sentiti dal Tribunale di Reggio nel processo “Ndrangheta stragista”. Ben 124 le citazioni presenti nella lista del procuratore aggiunto della Dda di Reggio, Giuseppe Lombardo: tra cui 49 collaboratori di giustizia, 54 investigatori e 19 persone che a vario titolo potrebbero contribuire a fare luce sugli anni bui degli attentati ai Carabinieri (tra cui gli omicidi degli appuntati Antonino Fava e Giuseppe Garofalo). Inevitabilmente numerose le coincidenti richieste, ma sono robuste anche le liste testi depositate dai difensori dei due imputati: 78 nominativi indicati dagli avvocati Guido Contestabile ed Angelo Sorace (per il reggino Rocco Santo Filippone); 63 dall’avvocato Giuseppe Aloisio (per il palermitano Giuseppe Graviano).
I pentiti
Tanti i nomi eccellenti, reggini soprattutto. Come indica il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo per «riferire in merito ai mandanti prossimi e remoti, alle più ampie sinergie tra ’Ndrangheta e Cosa Nostra nel pericolo delle stragi siciliane del 1992 e continentali del 1993-1994». In Tribunale la pletora dei collaboratori di giustizia per riferire, inoltre, «in ordine alle notizie possedute in merito alla sussistenza di una associazione per delinquere di tipo mafioso denominata ’Ndrangheta, alla struttura e composizione della stessa anche con riferimento alla sua componente “riservata o segreta”, ai rituali di affiliazione»; e contestualmente «sulle relazioni della ’Ndrangheta con ulteriori organizzazioni di tipo mafioso (tra cui Cosa Nostra, Camorra, Sacra Corona unita ed altre strutture diversamente denominate), i legami con organismi di tipo massonico e, più in generale, ai collegamenti con gli ambienti politici, istituzionali e di altra natura». Tra di loro Gaspare Spatuzza e Giovanni Brusca, ma anche Nino Lo Giudice, Consolato Villani, Giuseppe Calabrò, Filippo Barreca, Cosimo Virgilio, Nino Fiume.
Gli inquirenti
Della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Dia, della Guardia di Finanza, della Penitenziaria: saranno decine gli ufficiali (tanti hanno fatto carriera divenendo ad oggi Questori o Generali dell'Arma) e sottufficiali che hanno indagato sul fronte calabrese, o in Sicilia, sulle stragi di Stato in sinergia tra ’ndrangheta e Cosa nostra. Tra i nomi di spicco l’ex comandante del Ros dei Carabinieri, Gianpaolo Ganzer, e l’ex comandante generale dei Carabinieri Luigi Federici. Decine i segugi dell’intelligence che hanno operato in trincea per fare emergere la verità. Tra le persone “informate” attese in Tribunale il giornalista del “Corriere della Sera” Bruno Tucci e l’ex compagna di Nino Lo Giudice “il nano”, la donna di origine marocchina che vive tutt’ora sotto scorta.
Allegato:
Il processo «’Ndrangheta stragista» ritornerà davanti al Tribunale collegiale di Reggio il 13 novembre con il primo teste indicato dalla corposa lista della procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio. Due gli imputati, i referenti del patto criminale: Rocco Santo Filippone, 77 anni, per gli inquirenti all’epoca dei fatti a capo del mandamento tirrenico della ’ndrangheta reggina e ancora oggi, secondo le convinzioni dell’Antimafia reggina, il vertice dell’omonima ’ndrina costola della dinastia mafiosa “Piromalli” di Gioia Tauro; e il 54enne Giuseppe Graviano, capo del mandamento mafioso di Brancaccio Palermo, e regista delle «stragi continentali» di Firenze, Roma e Milano. Entrambi, in questo processo, sotto accusa per gli attentati ai Carabinieri per imporre i progetti della cupola calabrese-siciliana e ricattare lo Stato.
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