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Lotta alla ’ndrangheta: guardia sempre alta

Lotta alla ’ndrangheta Guardia sempre alta

Due giorni fa in un casolare isolato in territorio di Condofuri è stato catturato il latitante Giuseppe Pelle uno dei capi riconosciuti della ’ndrangheta. Aveva sostituito il padre Antonio al vertice di uno dei più pericolosi gruppi criminali di San Luca, anch'egli catturato dopo un periodo di latitanza insieme ad altri ’ndranghetisti della cosca Pelle-Vottari, protagonista con quella rivale dei Nirta-Strangio della faida culminata con la strage di Duisburg.

La cattura di Giuseppe Pelle dimostra come Lo Stato sia in grado di colpire non solo pericolosissimi latitanti (Giuseppe Pelle era tra i 100 ricercati più pericolosi) ma anche gli uomini di ’ndrangheta di prima e seconda generazione, frutto di un lavoro di intelligence tenace e di altissima professionalità e competenza.

Si tratta di un importante e decisivo tassello nella strategia complessiva di contrasto alle organizzazioni criminali che tuttavia non deve farci abbassare la guardia.

L'attenzione deve rimanere e rimarrà alta. Infatti, uno dei motivi che rende ancora molto attuale la lotta alla ’ndrangheta malgrado le straordinarie operazioni di polizia e le conseguenti rigorose condanne risiede nell'attività subdola ed intrisa di furbizie dei tanti malavitosi che nel tempo si sono trasformati in una malcelata borghesia in cui gli eredi di generazione in generazione si sono mimetizzati in ogni contesto sociale.

’Ndranghetista è colui che inopinatamente riesce a farsi ascoltare anche con tortuosi ragionamenti che intendono dimostrare come l'arretratezza di alcuni territori del meridione del Paese possa ascriversi alla forza dello Stato che sta disarticolando le organizzazioni criminali.  Bisogna però definitivamente sconfiggerle! Di qui allora una più incisiva azione capace di conficcarsi dentro i patrimoni illeciti, di seguire i flussi finanziari, di comprendere gli ingranaggi più sottili degli incastri societari per svuotare fino in fondo le floride casse di insospettabili prestanome. 

Su questo terreno si misurerà il contrasto ad ogni forma di criminalità. I risultati conseguiti sono un buon viatico per guardare al futuro con fiduciosa speranza senza mai abbassare la guardia spesso nel nome di erronee, negative ricadute sull'economia che ne verrebbe condizionata dal rigore della squadra Stato.

Oggi invece ancora più affinati dovranno essere i meccanismi di contrasto proprio perché la ndrangheta ha cambiato pelle , si è evoluta come una delle più efficienti industrie del crimine organizzato in cui all'efferatezza della cosca, che ha mantenuta intatta la sua spietata forza intimidatoria, si è affiancata la pervasività di uomini e donne che attraverso sistemi anche telematici riescono a pianificare illecite attività finanziarie.

Sul punto, la legislazione vigente ha posto nelle mani dei magistrati, dei prefetti e delle forze di polizia i più diversificati strumenti repressivi e preventivi per sconfiggere una piaga che si è infiltrata  dappertutto.  E quanto più la lotta diventa dura e risoluta tanto più si invocano modifiche legislative.  È vero che ogni istituto giuridico mostra i segni del tempo, ma le eventuali modifiche non possono che essere appropriate per fronteggiare le nuove strategie delle mafie che privilegiano sempre più l'accumulo di ingenti risorse finanziarie, ritenute indispensabili anche per il controllo del territorio .In tale ambito, non può non richiedersi una rinnovata presa di coscienza per combattere la ’ndrangheta.

* Prefetto

di Reggio Calabria

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